L’hanno aspettato come fosse la Bibbia: su Amazon era al primo posto dei libri più ricercati prima ancora che venisse pubblicato e ora che è finalmente disponibile, il libro di Marco Montemagno, «Codice Montemagno», va alla grande.
D’altra parte è comodo avere in mano un compendio di tutti i suoi consigli. Lui, imprenditore digital di lunga data, vanta successi importanti: ha creato start up come Blogosfere, ha portato in Italia eventi come la Social Media Week, ha ideato la prima Start up School, ha lavorato in radio, in tv, ha tenuto conferenze e dispensato utili informazioni sul suo profilo Facebook, ma non gli piace essere chiamato coach: «Non sono un motivatore e non credo nell’industria della motivazione, che crea un business un po’ fuffa: si aggirano personaggi che poco sanno di comunicazione, di marketing e di affari, ma che millantano grandi competenze.
Io voglio condividere solo la mia esperienza».
Ciò detto il suo libro riesce comunque a dare una spinta all’autostima e aiuta a fare il salto in quel momento in cui sei lì che ti dici: «Ora basta: quello che sono non mi sta più bene. Divento chi posso diventare».
E per Marco Montemagno tutti (o quasi) possono diventare impenditori di se stessi usando il digitale: «Tra il dipendente sprofondato da anni nel suo annoiato posso fisso e Mark Zuckerberg c’è tutto un mondo in mezzo. Oggi, con il digitale, si è avvantaggiati: non si ha bisogno di grandi somme per testare un’idea. Quando fai qualcosa on line, lo capisci subito se può essere un buon business. Il problema è però saper fare le mosse giuste e poi sapersi dare dei parametri, per capire quando eventualmente mollare il colpo e quanto potersi aspettare come guadagno da quella specifica impresa».
E, a proposito di guadagni, lui, se dispensa gratis tutti i suoi preziosi consigli, come guadagna?
«Faccio questo mestiere da tanto tempo e, se è vero che non guadagno su Facebook e non guadagno facendo un libro, è pure vero che questa è per me visibilità e che poi la visibilità porta a che ti invitino alle conferenze, che ti chiedano consulenze, che abbiano fiducia in te per le tue idee. Mi piace condividere on line il mio punto di vista e non è che voglio vendere qualcosa: credo sia una bella avventura e mi emoziona veder che la community sta crescendo. Io non penso che si debba monetizzare subito, all’istante, non appena finisci un lavoro: quando si fanno le cose, bisogna avere una visione più ampia, sul lungo periodo. Io cerco di fare in modo che il brand “Marco Montemagno” abbia sostanza, che la gente creda in quello che faccio. Poi le cose arrivano».
Ma per farle arrivare, bisogna mettersi lì, a testa bassa: «Fare una start up non è sexy, non fa figo come alcuni ragazzi pensano: per fare davvero una start up che funziona bisogna impegnarsi, studiare, capire. È una fatica, che necessita lavoro duro».
Ma esistono scuole dove si può imparare? Corsi da frequentare?
«C’è un grande dibattito tra chi crede che ci voglia comunque una formazione accademica e chi pensa che invece sia inutile. Io, da parte mia, credo che l’università dia una giusta forma mentis, che ti possa creare dei contatti utili con persone esperte. Poi ciò non toglie che farsi le ossa sul campo serve. Oggi si possono fare sperimenti, giusto per testare con mano come si monta un video, come si fa una pagina web: Internet è il mondo per chi fa, non tanto per chi teorizza. Muoversi in parallelo aiuta».
E intanto lui, per febbraio, ha messo in piedi, con Federico Clapis, una «due giorni»: Viral Academy Days, per imparare a comunicare on line con i video
E comunque il suo libro è già un’ottima partenza per imparare qualcosa e saperne di più, «perché diventare imprenditore di te stesso è la scelta più sicura che puoi fare».
Fonte Valeria Vantaggi per Vanity Fair