La startup dell'ospitalità, insieme a Homeaway e all'associazione degli agenti immobiliari Fiaip, contesta l'obbligo di raccogliere le tasse sulle locazioni scattato lunedì: "Lo Stato ci ha messo due anni per ideare la norma e adesso ci chiede di adeguarci in un fine settimana". Ora la misura è a rischio flop.
ROMA - "Lo Stato si è riservato due anni per ideare e introdurre la cedolare secca e ora pretende che ci adeguiamo in un fine settimana". Doveva partire oggi la "tassa Airbnb", l'obbligo per gli intermediari degli affitti turistici, digitali e non, di trattenere le imposte dovute dai proprietari di casa e versarsi all'Erario. E invece il debutto della nuova norma anti evasione si è tradotto in un nuovo scontro tra operatori del settore e governo: "Ci troviamo nell'impossibilità tecnica di adeguarci", scrive Airbnb in una nota. Firmata però anche da un altro sito dell'ospitalità, Homeaway, piattaforma di proprietà del gruppo Expedia, e dall'associazione degli agenti immobiliari"tradizionali" Fiaip.
Non solo gli intermediari digitali dunque, ma anche quelli analogici a contestare tempi e modi dell'introduzione del nuovo obbligo. La legge era contenuta nella "manovrina" di primavera, doveva scattare da giugno, con i primi versamenti dei tributi all'Erario a metà del mese successivo, cioè oggi. Ma il codice tributo è arrivato appena due settimane fa e il regolamento dell'Agenzia delle Entrate solo giovedì. "Il legislatore vorrebbe che dedicassimo migliaia di ore di sviluppo per modificare portali attivi e operanti, che informassimo centinaia di migliaia di proprietari nel corso di un fine settimana", scrivono i tre soggetti. Come contestano l'obbligo per le piattaforme digitali con sede all'estero, è il caso sia di Airbnb che di Homeaway, di dotarsi di un rappresentante fiscale in Italia, "in mancanza di ogni tipo di garanzia e certezza di adempiere agli obblighi del caso". Nel complesso, proseguono, un intervento "frettoloso" e contrario ai principi stabiliti dallo statuto del contribuente.
In realtà di questa norma si discute da aprile, quando è comparso nelle pieghe della "manovrina" di correzione dei conti pubblici. Alcuni operatori immobiliari, come quelli aderenti all'associazione Property Managers Italia, si sono adeguati e cominceranno a versare dal mese prossimo. Ma che i tempi fossero stretti lo ha riconosciuto anche l'Agenzia delle Entrate, disposta nelle prime settimane a chiudere un occhio su ritardi e relative sanzioni (fino al 20% della somma per omessa trattenuta). L'opposizione di Airbnb e soci però, oltre alle scadenze, riguarda la legge in sé: "Il governo si era impegnato a delegare l'Agenzia delle Entrate a dare attuazione alle norme tramite accordi con le piattaforme, cosa che fin qui non è avvenuta. Confidiamo che si possa aprire un confronto serio caso per caso". Per il momento, insomma, nessuna intenzione di raccogliere la tassa e girarla al Fisco. Con la novità anti evasione che rischia di mancare il gettito extra atteso,
oltre 80 milioni di euro nel 2017 e quasi 140 dal 2018. O addirittura, almeno a sentire Airbnb e soci, di generare l'effetto opposto, "incentivando chi continua a lavorare con largo uso del contante".
FONTE: Filippo Santelli per repubblica.it
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