Il crowdfunding “alla europea” sbarca in Italia. Ulule, la piattaforma di crowdfunding reward- based lanciata in Francia nel 2010, fa il suo debutto nel nostro mercato con due nuove sedi a Milano e Roma. In sette anni di attività il portale ha messo a segno un milione e mezzo di utenti e 17mila progetti finanziati, per un totale di 74 milioni di euro raccolti.
Ma a svettare è la «percentuale di successo», la quota di progetti che raggiungono l'obiettivo di finanziamento: il 67% del totale, contro il 35% collezionato da un colosso Usa come Kickstarter. Ulule, per sua policy, finanzia solo le iniziative che hanno centrato il cosiddetto goal (obiettivo di raccolta) entro i termini stabiliti. I progetti che sono riusciti a imporsi sul portale spaziano tra musica, design, moda, con incursioni nelle tecnologie anti-inquinamento e nei festival culturali.
Cos'è il crowdfunding reward-based e come funziona Ulule
Il crowdfunding reward-based è, tecnicamente, una forma di raccolta fondi dal basso (crowdfunding) basato su una ricompensa (reward-based). Gli utenti sostengono economicamente un progetto con l'obiettivo di riceverne una ricompensa, che in genere varia a seconda della donazione effettuata. La formula è utilizzata dalle principali piattaforme sul mercato, come la stessa Kickstarter, Indiegogo e GoFoundMe.
Quanti capitali si muovono? Secondo dati aggiornati al febbraio 2017 la sola Kickstarter ha raccolto nei suoi vari progetti un totale di circa 2 miliardi di dollari, grazie ai picchi raggiunti da exploit come quelli dello smartwatch Pebble Time (20,3 milioni di dollari) e “Coolest cooler”, il frigorifero con altoparlanti bluetooth che è riuscito ad aggiudicarsi 13 milioni di dollari. Ulule viaggia su cifre molto più modeste, se si considera che il finanziamento medio supera di poco i 4mila euro contro i 10mila dollari della concorrenza americana
In compenso la quota di progetti di successo è lievitata al 67% del totale, oltre il doppio degli standard dei grandi siti di finanziamento Usa.
Cosa fa la differenza? Al di là del bacino molto più piccolo di progetti, Ulule ricollega il tasso di successo al suo servizio di tutoring: un'assistenza ad hoc per aiutare i progettisti a pianificare la propria campagna, personalizzandola a seconda degli obiettivi. «La differenza è che riponiamo un'attenzione maniacale nei progetti: non esiste che un prodotto vada online senza un percorso di coaching individuale» dice al Sole 24 Ore Fabio Simonelli, general manager di Ulule Italia. Una differenza di metodo che si rispecchia, anche, sui volumi medi di finanziamento: «Trattandosi di progetti seguiti “one to one” i finanziamenti finiscono per essere più piccoli, ma contiamo di accelerare ed arrivare a livelli più elevati» dice Simonelli.
«Vogliamo il mercato italiano entro sei mesi»
Tra le iniziative italiane finanziate su Ulule ci sono filtri portatili contro l'acqua inquinata (Drop99) e dispositivi indossabili per segnalare autovelox e curve rischiose ai guidatori (Woolf), ma anche festival culturali come Ratatà (evento sui fumetti indipendenti in cantiere a Macerata), documentari (Vinilici, un racconto sul mondo del vinile) e centri di produzione artistica (Mare culturale urbano). Ora l'ambizione del gruppo è di allargarsi fino alla leadership sul nostro mercato. Secondo numeri dell'azienda di settore Starteed, le piattaforme attive in Italia hanno raccolto un totale di 90 milioni di euro dalla loro nascita ad oggi.
«Contiamo di prenderci il mercato italiano nei prossimi sei mesi. Un obiettivo realizzabile proprio perché concorrenti come Kickstarter e Indiegogo non sono presenti con delle sedi» dice Simonelli. La piattaforma si sta promuovendo anche attraverso alcune partnership, come quelle siglate con gli incubatori Luiss Enlabs (Roma) e Polihub (Milano), rispettivamente associati alla Luiss di Roma e al Politecnico di Milano. «La vera differenza è data dall'essere sul territorio – dice Simonelli - Lo testimoniano le nostre partnership, e ora puntiamo a consolidarci in tempi rapidi».
FONTE: Alberto Magnani per sole24ore.com
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