di GIULIANO BALESTRERI e RAFFAELE RICCIARDIMILANO - Il take away decolla e con lui le consegne a domicilio: dalla colazione alla cena. L'Italia è solo uno degli ultimi mercati aggrediti dagli investitori, d'altra parte si tratta anche di uno dei pochi settori a non essere ancora stato intaccato dal digitale e dell'ecommerce. E il valore di mercato a livello globale è già stellare: 90 miliardi di euro secondo una stime di Rocket Internet, ma l'Italia è ancora indietro. Non esistono ancora dati certificati, ma diverse fonti quantificano il giro d'affari i circa 400 milioni di euro per le sole consegne a domicilio. Insomma lo spazio di crescita è enorme, basti pensare che tutto il comparto dell'alimentare e quasi assente dal mercato digitale.
Si spiega cosi la crescente attenzione degli operatori internazionali verso l'Italia, da Just Eat a Deliveroo, appena sbarcata sulla Penisola dopo aver raccolto sul mercato - nell'ultimo anno - 200 milioni di finanziamenti per sostenere la crescita. "E' un settore enorme, c'è ancora moltissimo da fare" ammette Daniele Contini, amministratore delegato di Just Eat che poi aggiunge: "Noi siamo un marketplace, abbiamo 3.200 ristoranti collegati, ma non gestiamo nè la logistica nè le cucine. Semplicimente mettiano in contatto persone affamate con i ristoranti che poi nel 90% dei casi gestiscono in autonomia la consegna".
Anche per questo la maggior parte di affiliati al servizio sono pizzerie, ristoranti giapponesi o cinesi già attrezzati per le consegne a domicilio e abituati al take away: "L'idea di sviluppare il servizio di consegna - prosegue Contini - va proprio nella direzione di allargare la fetta di mercato verso l'alto". In Italia il mercato, per quanto ancora ridotto, cresce a un ritmo superiore al 10%, e per quanto la buona cucina sia una religione le realtà locali quasi non esistono. E le start up nostrane da Foodora a Pizzaboo sono entrate nell'orbita di colossi internazionali pronti a investire nelle tecnologia e nell'ecommerce.
In questo senso, una delle realtà più dinamiche del comparto è proprio l'inglese Deliveroo nata nel 2013: l'avventura italiana è partita da Milano, dove la società londinese conta centocinquanta affiliazioni di ristoranti e simili. La 'conquista' della città viene pianificata per 'zone': nel caso meneghino si è partiti da quelle a più alta offerta di cibo e domanda di servizi, come la zona del design (Tortona-Savona) o quella dei locali e ristorantini (i Navigli), ma si progetta di coprire tutto il capoluogo "nel giro di settimane". Le carte con le quali si è presentata in Italia sono un costo del servizio di 2,5 euro a consegna (il tragitto della propria cena è tracciabile attraverso il proprio pc o smartphone) e un tempo medio di poco più di mezz'ora (32 minuti) per ricevere quanto ordinato. Non manca l'attività di reclutamento di possibili 'trasportatori', tanto che allo sbarco nella penisola Deliveroo si è presentata come "un'opportunità per tutti quelli che hanno una bici o una moto e un po' di tempo da impiegare": per entrare nel team serve un colloquio e una prova su strada.
Sempre in Italia è arrivato anche Foodracers, una piattaforma online che mette in relazione l'utente che vuole ricevere a casa o in ufficio i piatti del proprio ristorante preferito con una rete di Racers, persone selezionate a livello nazionale, che si rendono disponibili per effettuare il servizio di consegna. Una sorta di Uber del cibo con l'obiettivo di creare un'offerta di alta qualità.
Insomma, che il fenomeno stia diventando globale è testimoniato dal ritmo di espansione di queste società. Solo Just Eat, "leader delle consegne mobile" di pizza e altri alimenti copre 15 paesi con 1.500 dipendenti e 157 milioni di sterline nel 2014: quotata a Londra nel 2014 è stata valutata 1,47 miliardi di sterline, con un utile prima delle tasse - lo scorso anno - pari a 57,4 milioni di sterline.
Sempre da Londra, invece, Deliveroo ha appena aperto in Asia, Australia e Medio Oriente. Dall'inizio del 2015 il numero delle ordinazioni giornaliere cresce al ritmo di dieci volte, tanto che ora il servizio riguarda 50 città e 12 Paesi. Dubai, Hong Kong, Singapore, Melbourne e Sydney sono le mete della prima escursione fuori dall'Europa e i ristoranti catturati nella rete sono più di 5mila. Una crescita che ha bisogno di supporto, vale a dire denaro. E gli investitori stanno rispondendo "presente": pochi giorni fa Deliveroo ha raccolto 100 milioni di dollari da DST Global e Greenoaks Capital, ma solo questa estate erano arrivati altri 70 milioni di dollari dalla stessa Greenoaks Capital con Index Ventures. Aumentano i tagli della raccolta di capitali, se si considera che i round di finanziamenti precedenti erano stati da 25 milioni di dollari (nel gennaio 2015) e da 2,7 milioni (nel giugno 2014). In tutto, sono entrati 200 milioni per finanziare la crescita.
Fonte Repubblica.it
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