martedì 27 giugno 2017

Corsi online per aspiranti imprenditori e startupper: da oggi c'è Startup University

Dal 1 ottobre 2017 verranno attivati i corsi della Startup University Digital Magics, il primo polo didattico online dedicato alla formazione degli aspiranti imprenditori e startupper.

L’offerta didattica della Startup University è strutturata per coprire tutte le esigenze che caratterizzano il lancio e lo sviluppo di una nuova impresa, dalla stesura di un business plan fino alla vendita di prodotti e servizi:

“Just Press Startup: inizia” (20 ore online – 300 euro). Mini corso rivolto agli aspiranti imprenditori che desiderano apprendere le tecniche basilari per presentare il proprio progetto: per iscritto (business canvas), di fronte a potenziali investitori (elevator pitch) e di fronte ad un pubblico (public speaking). Il modulo offre anche la possibilità di inviare ai nostri investitori la video presentazione di un progetto. I migliori progetti saranno premiati con finanziamenti a partire da 10.000 euro;

“Diventa imprenditore” (6 mesi online – 1.500 euro). Corso dedicato agli aspiranti imprenditori che desiderano apprendere le basi propedeutiche al lancio della propria Startup: project presentation, tutela legale degli intangibili, competenze per sviluppare l’infrastruttura tecnologica (sito web, app, e-commerce), presentazione della propria Startup;

“Lancia la tua Startup” (4 mesi online, 2 in presenza – 5.000 euro). Corso dedicato agli aspiranti imprenditori che hanno già definito la propria value proposition e desiderano tradurla in un risultato economico: registrazione della propria Startup, comunicazione interna ed esterna, seed funding, networking (ricerca fornitori, partner, clienti) e digital marketing;

“Potenzia la tua Startup” (10 mesi online, 2 in presenza – 6.500 euro). Corso dedicato ai giovani startupper che desiderano apprendere le tecniche avanzate per potenziare ed espandere il proprio business: incubazione e affiancamento della Digital Magics, tecniche di finanziamento e problem solving, round B, roadshow con soggetti finanziari, affiancamento di massima visibilità al grande pubblico.

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lunedì 26 giugno 2017

BusRapido.com, startup romana vince Digithon 2017

Bisceglie, 26 giu. (Labitalia) - La startup romana BusRapido.com si aggiudica il premio DigithON 2017 grazie ai voti del comitato scientifico della maratona e a quelli arrivati dai social. Busrapido.com, il primo motore di ricerca in Italia dove è possibile noleggiare autobus e minibus con conducente per viaggi di gruppo, vince 10mila euro offerti da Confindustria Bari - Bat, principale partner di DigithON.

Sul palco a premiare il progetto, Domenico De Bartolomeo, presidente di Confindustria Bari - Bat. I complimenti al vincitore nelle parole di Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera e presidente di DigithON: "Dobbiamo fargli i complimenti perché entrano in un mercato che ha fatto già discutere tanto con la vicenda Flixibus che ha 'messo le ruote' a una piattaforma tecnologica.

Loro non mettono le ruote ma rendono le tecnologie ancora più sofisticate e consentono a ognuno di organizzare, con aziende esistenti, un modello di trasporto".

Fonte: adnkronos

giovedì 22 giugno 2017

Startup senza interlocutori, le imprese chiedono un canale di dialogo

Le startup vogliono un canale di comunicazione per dialogare con il legislatore. Il Parlamento rivendica il ruolo di regolatore: la richiesta arriva da Soundreef e Flixbus alla fine di un incontro tenuto a Luiss Enlabs, acceleratore romano di startup, e nella stessa occasione il presidente della commissione Bilancio della Camera Vincenzo Boccia ha rivendicato le funzioni del legislatore. I fondatori delle due imprese innovative hanno chiesto ufficialmente al ministero dello Sviluppo economico di "creare un organismo di tutela per le imprese innovative per interagire con lo Stato e le istituzioni in modo trasparente e regolamentato".

Sfida a Siae

Soundreef, società fondata da Davide d'Atri, è nota per aver sfidato il monopolio Siae nella gestione del diritto d'autore chiedendo la liberalizzazione del mercato.
Un emendamento frena Flixbus

Flixbus è stata limitata nella sua operatività dalla manovra dello scorso maggio, che le impedirà dal prossimo ottobre di offrire servizi di linea perché non possiede autobus di proprietà. Due casi che raccontano come società con business alternativi a quelli tradizionali abbiano trovato difficoltà ad operare in Italia, nonostante abbiano creato migliaia di posti di lavoro. E le difficoltà in questi casi, come in quello più famoso di Uber o della startup degli architetti Cocontest, arrivano da un freno voluto dal legislatore per tutelare gli interessi delle società che già operano sul mercato. "Negli ultimi anni - ha detto Davide d'Atri, amministratore delegato di Soundreef - società innovative come Soundreef e Flixbus hanno rivoluzionato i rispettivi settori di appartenenza, incontrando però contesti normativi sorpassati e inadeguati. Vogliamo costruire un dialogo costante con le istituzioni perché il nostro contributo in termini economici possa spingere la crescita stessa dell'intero Paese". Fabio Maccione, responsabile public affairs di FlixBus Italia ha da parte sua sottolineato che "se da un lato il legislatore dichiara di voler supportare e dare impulso al mondo delle startup e dell'imprenditoria giovanile, dall'altro lato sembra resistere al cambiamento, non fornisce adeguati strumenti legislativi, non aiuta gli imprenditori e blocca i processi innovativi del Paese".

Le due startup hanno avuto il supporto del rapper Fedez, primo fra i grandi cantanti a lasciare la Siae per affidare la gestione dei suoi diritti d'autore a Soundreef. "Mi sono esposto una volta e subito dopo hanno fatto due interrogazioni parlamentari accusandomi di vilipendio al capo dello Stato e di incitazione alla rivolta di piazza", ha premesso Fedez, che ha voluto comunque ribadire la sua volontà di impegnarsi a lottare "per un cambiamento e contro il mantenimento di posizioni di privilegio. La rivoluzione digitale - ha detto - è già in atto e anche la politica non potrà fermarne la forza dirompente".

Le prerogative del Parlamento


Vincenzo Boccia, Pd presidente della commissione Bilancio della Camera risponde nella stessa occasione che "Il mio dovere di legislatore è cercare di regolare il mercato in maniera tale che nessuno soffra dai cambiamenti portati dalle nuove tecnologie, come abbiamo fatto per il settore dei trasporti". Un emendamento della manovrina approvata lo scorso maggio di fatto impedirà all'azienda di operare nel settore dei trasporti su strada annullandone le licenze. "Io sono dalla parte di Flixbus e dell'innovazione", ha detto Boccia, "ma l'autorizzazione a operare come concorrente e ottenere delle licenze è qualcosa che deve decidere il Parlamento e non un tecnico del ministero dei Trasporti che dà le licenze. Con questo non voglio dire che Flixbus ha ricevuto dei favori dal ministero, ma questo è un settore su cui deve decidere il Parlamento". Boccia difende il provvedimento dicendo che il compito del legislatore oggi che "non c'è più differenza tra economia reale e economia digitale" è evitare che il digitale spazzi via interi settori dell'economia tradizionale aggirando alle leggi di un paese. L'accusa di Maccione però è diversa: "Noi siamo arrivati in Italia dopo aver letto e studiato la normativa, non abbiamo imposto il nostro modello in Italia ma abbiamo cambiato il nostro business modellandolo sulla normativa italiana. La vostra risposta invece è stata cambiare la normativa".

FONTE: agi.it 

mercoledì 21 giugno 2017

Google Drive lancia Backup and Sync: ora puoi salvarci tutto il computer

Da fine giugno un nuovo strumento per ambienti desktop: ci si potranno salvare foto, video, cartelle, file e anche il contenuto dell’intero hard disk. A patto di disporre di spazio residuo sufficiente sul cloud di Mountain View

SI CHIAMA Backup and Sync ed è un nuovo strumento rilasciato da Google per fare il backup di tutto il computer, o di alcune sue parti, e salvarlo sul proprio Drive. Sarà disponibile dal 28 giugno: da quel giorno l'applicazione potrà essere scaricata dal sito ufficiale del servizio di Big G mentre chi ha già installato l'app Google Drive per Mac e pc riceverà un aggiornamento nel giro di pochi giorni.

Backup and Sync è di fatto la nuova versione di Drive per desktop, integrata nell'uploader per Google Foto. Potremo scegliere per quali cartelle effettuare il backup e tutto finirà sull'account Google Drive. Salvo, ovviamente, che si abbia spazio a sufficienza. Potenzialmente, dunque, anche tutto ciò che è memorizzato sul computer.

I file prescelti saranno così sincronizzati in modo continuo e sempre aggiornati sia in remoto che sul cloud. La novità è pensata, come si legge in un post sul blog di Mountain View, fondamentalmente per un utilizzo "consumer", dunque per tutti e non specificamente per ambito professionale come Drive File Stream che offrirà maggiori capacità di memoria ed arriverà entro la fine dell'anno nei pacchetti G Suite Basic, Business, Enterprise, Education e Nonprofit. Per questo gli utenti aziendali G Suite non otterranno l'aggiornamento automatico a Backup and Sync.

La possibilità di salvare foto, video, film, musica, intere cartelle dipende dallo spazio residuo. Come noto Google Drive offre 15 GB gratuiti a tutti gli utenti, 100 GB al prezzo di 1,99 euro al mese, 1 TB a 9,99 euro e 10 TB a 99,99 euro sempre ogni 30 giorni.

Fonte SIMONE COSIMI per repubblica.it

martedì 20 giugno 2017

Coco, l'Airbnb delle spiagge: l'ombrellone lo prenoti via app

Due ex ingegneri Microsoft mollano tutto e lanciano una startup per combattere l'ansia da corsa allo stabilimento: come The Fork per i ristoranti, sdraio e lettini si scelgono (e in questo caso si pagano) con lo smartphone

L'ANSIA da corsa allo stabilimento: "Saranno rimasti i posti in prima fila?". E magari la condanna (comunque salatissima) alla calura da retrovie e sabbia rovente. Tutto questo finisce nella soffitta della casa al mare con Coco, un'applicazione appena lanciata che ricorda un po' Airbnb o The Fork, i servizi per prenotare stanze, case o tavoli al ristorante. Solo che in questo caso si tratta di lettini, sdraio e ombrelloni. Coco serve cioè a scegliere, valutare, prenotare e pagare il proprio posto in uno stabilimento in pochi tocchi e, appunto, spazzando via ogni complicazione da esodo balneare.

L'hanno messa a punto due ingegneri gestionali già al lavoro in Microsoft: Nicola Palumbo, 31 anni, di Rutigliano e Antonio Baldassarre, 26enne di Trani, si sono conosciuti negli uffici milanesi del colosso di Redmond. "Dopo ogni meeting i discorsi di lavoro lasciavamo spazio a progetti personali e ad idee che avevamo voglia di realizzare - raccontano - ogni momento libero era un'occasione per discutere delle nostre idee e fare progetti su come metterle in pratica". Coco è dunque fioccato da lì, da quei momenti di libertà prima e dopo gli stressanti incontri quotidiani. "Quando abbiamo avuto l'idea di Coco tutto è stato più chiaro: dovevamo buttarci e realizzarla. Così abbiamo deciso di mollare tutto e di fondare la nostra prima startup. Avevamo un lavoro sicuro in un'azienda da sogno e uno stipendio certo ma abbiamo lasciato tutto senza pensarci due volte per creare qualcosa di nostro, un progetto totalmente nuovo".Abbiamo provato Coco e l'esperienza è davvero lineare (a partire dall'azzeccatissima icona, una noce di cocco con cannuccia e ombrellino d'ordinanza che basta già a rilassare). Si può accedere con Facebook, con email oppure creare un account direttamente sull'app, disponibile sia per iOS che per Android. Dopo l'autenticazione si comincia con un approccio che gli utenti più smaliziati già conoscono: si viene infatti proiettati direttamente sulla mappa, da dove si possono selezionare i lidi preferiti. Su Coco ci sono più di 60 stabilimenti balneari diffusi su gran parte delle coste italiane. Si va dalla Toscana (Viareggio e provincia) alla Liguria (Finale Ligure, Alassi, San Lorenzo al mare e altri) passando per Emilia Romagna (Rimini e Riccione), Abruzzo (Francavilla al mare e Roseto), Marche (Fano e Civitanova), Sardegna (Cagliari e Cala Brandinchi, non lontano da San Teodoro) e ovviamente in Puglia (Gallipoli, Monopoli, Salento, Torre Canne fra gli altri). Coco collabora infatti con il Cna balneatori pugliesi e sta sviluppando il progetto in modo da uniformare il sistema di prenotazione prima in Puglia e poi in tutta Italia.

Ogni stabilimento dispone ovviamente di una sua scheda (un po' come accade su piattaforme note come TripAdvisor) con le immancabili recensioni, la distanza dalla posizione in cui si trova l'utente e la forchetta dei prezzi per i diversi servizi offerti. Non manca, a questo proposito, l'elenco di ciò che ci si può trovare: Wi-Fi, parcheggi, doccia, palestre, ristoranti, bar, idromassaggio, canoe, pedalò, campi sportivi e la tipologia della spiaggia (sabbia, scogli, sassi, prato e così via). Scelto il posto si seleziona la data e la fila preferita e si prenota via PayPal o carta di credito. Dopodiché non c'è altro da fare né da stampare: basta presentare il biglietto elettronico all'arrivo.

"Oggi puoi prenotare un passaggio in macchina da uno sconosciuto, dormire in casa di estranei in giro per il mondo ma non puoi prenotare un posto in spiaggia in maniera smart e innovativa - racconta con un tocco d'ironia Baldassarre a Repubblica - essendo pugliesi ed amando il mare non potevamo accettare tutto questo". Tutto molto interessante ma non mancano gli ostacoli: "Ovviamente innovare un settore è sempre difficile - aggiunge il cofondatore - siamo comunque rimasti piacevolmente sorpresi dalla volontà di innovare da parte di molti gestori". L'obiettivo è ambizioso: "Miriamo a rivoluzionare il modo in cui le persone vivono le loro vacanze al mare, prima in Italia poi nel mondo - conclude il 26enne ingegnere - vogliamo diventare il punto di riferimento per i turisti: dalla ricerca della spiaggia giusta alla prenotazione vera e propria. I nostri utenti infatti possono usare Coco come un vero e proprio motore di ricerca per le spiagge".

FONTE  SIMONE COSIMI per Repubblica.it

venerdì 16 giugno 2017

Tragedia a Termini Imerese, sul trattore con il nonno ragazzo di 17 anni muore

L'Università Telematica Pegaso di Palermo, nella persona del Prof. Calogero Di Carlo e tutto lo staff del progetto Pegaso Performance, che nel 2017 ha operato presso l'Istituto Stenio di Termini Imerese, in particolare il Coordinatore Avv. Vincenzo D'Amico, sono vicini alla famiglia, agli amici e compagni di classe/scuola dello studente IVAN LEONARDON, vittima di uno spiacevolissimo incidente avvenuto lo scorso 15 giugno.

Nel progetto Pegaso Performance, Ivan ha partecipato attivamente al laboratorio di START UP condotto da Vincenzo D'Amico. In particolare, Ivan e i suoi compagni Antonio Cicero, Salvatore Di Leonardo, Marco Arigò e Cosimo Riili hanno progettato un'idea imprenditoriale dal nome A&S EXPORT con l'obiettivo di esportare prodotti agricoli in tutta l’Europa, in particolare i carciofi. 

E' possibile visionare questa idea progettuale nella sezione "I Progetti di Impresa PEGASO PERFORMANCE" su questo sito.

Riportiamo trafiletto di palermo.blogsicilia.it in cui si fa riferimento all'accaduto.

Sono in corso indagini dei carabinieri sull’incidente che ha provocato la morte del giovane Ivan Lenardon, 17 anni, rimasto schiacciato ieri pomeriggio da un trattore. Alla guida del mezzo c’era il nonno Sebastiano Coniglio, 67 anni rimasto illeso.

Secondo una prima ricostruzione dei carabinieri della Compagnia di Termini Imerese è rimasto schiacciato dal trattore sul quale si trovava, in viale Marilù. Per estrarlo sono intervenuti i vigili del fuoco. I sanitari del 118 hanno constatato la morte del ragazzo.

CIAO IVAN!!!

lunedì 12 giugno 2017

Il ristorante a domicilio decolla in Italia, ma è terra di conquista per stranieri

Il mercato a livello globale vale circa 90 miliardi di euro, nel nostro Paese solo 400, ma le start up italiane sono state inglobate dai colossi internazionali come Just Eat e Deliveroo, appena sbarcata a Milano

di GIULIANO BALESTRERI e RAFFAELE RICCIARDIMILANO - Il take away decolla e con lui le consegne a domicilio: dalla colazione alla cena. L'Italia è solo uno degli ultimi mercati aggrediti dagli investitori, d'altra parte si tratta anche di uno dei pochi settori a non essere ancora stato intaccato dal digitale e dell'ecommerce. E il valore di mercato a livello globale è già stellare: 90 miliardi di euro secondo una stime di Rocket Internet, ma l'Italia è ancora indietro. Non esistono ancora dati certificati, ma diverse fonti quantificano il giro d'affari i circa 400 milioni di euro per le sole consegne a domicilio. Insomma lo spazio di crescita è enorme, basti pensare che tutto il comparto dell'alimentare e quasi assente dal mercato digitale.

Si spiega cosi la crescente attenzione degli operatori internazionali verso l'Italia, da Just Eat a Deliveroo, appena sbarcata sulla Penisola dopo aver raccolto sul mercato - nell'ultimo anno - 200 milioni di finanziamenti per sostenere la crescita. "E' un settore enorme, c'è ancora moltissimo da fare" ammette Daniele Contini, amministratore delegato di Just Eat che poi aggiunge: "Noi siamo un marketplace, abbiamo 3.200 ristoranti collegati, ma non gestiamo nè la logistica nè le cucine. Semplicimente mettiano in contatto persone affamate con i ristoranti che poi nel 90% dei casi gestiscono in autonomia la consegna".

Anche per questo la maggior parte di affiliati al servizio sono pizzerie, ristoranti giapponesi o cinesi già attrezzati per le consegne a domicilio e abituati al take away: "L'idea di sviluppare il servizio di consegna - prosegue Contini - va proprio nella direzione di allargare la fetta di mercato verso l'alto". In Italia il mercato, per quanto ancora ridotto, cresce a un ritmo superiore al 10%, e per quanto la buona cucina sia una religione le realtà locali quasi non esistono. E le start up nostrane da Foodora a Pizzaboo sono entrate nell'orbita di colossi internazionali pronti a investire nelle tecnologia e nell'ecommerce.

In questo senso, una delle realtà più dinamiche del comparto è proprio l'inglese Deliveroo nata nel 2013: l'avventura italiana è partita da Milano, dove la società londinese conta centocinquanta affiliazioni di ristoranti e simili. La 'conquista' della città viene pianificata per 'zone': nel caso meneghino si è partiti da quelle a più alta offerta di cibo e domanda di servizi, come la zona del design (Tortona-Savona) o quella dei locali e ristorantini (i Navigli), ma si progetta di coprire tutto il capoluogo "nel giro di settimane". Le carte con le quali si è presentata in Italia sono un costo del servizio di 2,5 euro a consegna (il tragitto della propria cena è tracciabile attraverso il proprio pc o smartphone) e un tempo medio di poco più di mezz'ora (32 minuti) per ricevere quanto ordinato. Non manca l'attività di reclutamento di possibili 'trasportatori', tanto che allo sbarco nella penisola Deliveroo si è presentata come "un'opportunità per tutti quelli che hanno una bici o una moto e un po' di tempo da impiegare": per entrare nel team serve un colloquio e una prova su strada.

Sempre in Italia è arrivato anche Foodracers, una piattaforma online che mette in relazione l'utente che vuole ricevere a casa o in ufficio i piatti del proprio ristorante preferito con una rete di Racers, persone selezionate a livello nazionale, che si rendono disponibili per effettuare il servizio di consegna. Una sorta di Uber del cibo con l'obiettivo di creare un'offerta di alta qualità.

Insomma, che il fenomeno stia diventando globale è testimoniato dal ritmo di espansione di queste società. Solo Just Eat, "leader delle consegne mobile" di pizza e altri alimenti copre 15 paesi con 1.500 dipendenti e 157 milioni di sterline nel 2014: quotata a Londra nel 2014 è stata valutata 1,47 miliardi di sterline, con un utile prima delle tasse - lo scorso anno - pari a 57,4 milioni di sterline.

Sempre da Londra, invece, Deliveroo ha appena aperto in Asia, Australia e Medio Oriente. Dall'inizio del 2015 il numero delle ordinazioni giornaliere cresce al ritmo di dieci volte, tanto che ora il servizio riguarda 50 città e 12 Paesi. Dubai, Hong Kong, Singapore, Melbourne e Sydney sono le mete della prima escursione fuori dall'Europa e i ristoranti catturati nella rete sono più di 5mila. Una crescita che ha bisogno di supporto, vale a dire denaro. E gli investitori stanno rispondendo "presente": pochi giorni fa Deliveroo ha raccolto 100 milioni di dollari da DST Global e Greenoaks Capital, ma solo questa estate erano arrivati altri 70 milioni di dollari dalla stessa Greenoaks Capital con Index Ventures. Aumentano i tagli della raccolta di capitali, se si considera che i round di finanziamenti precedenti erano stati da 25 milioni di dollari (nel gennaio 2015) e da 2,7 milioni (nel giugno 2014). In tutto, sono entrati 200 milioni per finanziare la crescita.

martedì 6 giugno 2017

Finalmente una legge per il contrasto al CYBERBULLISMO

DI ROBERTA DI VINCENZO - Con la seduta dello scorso 17 maggio 2017, la Camera dei Deputati ha approvato il disegno di legge n. 3139-B recante “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”, conferendo rilevanza penale al fenomeno sociale del bullismo all’interno del web.

Ebbene, il legislatore ha pensato di correre ai ripari e disciplinare normativamente tale condotta pensando non solo alle vittime ma anche ai carnefici. Ciò in quanto, all’interno di un sistema penale garantista, quale il nostro, si ritiene ugualmente importante risolvere il problema partendo dalla radice: e, dunque, cercando di capire quali siano le motivazioni che spingono ragazzi e ragazzini a inveire contro i loro coetanei, istigandoli, nelle peggiori delle ipotesi, anche al suicidio.

Nello specifico, nel testo di legge approvato, il cyberbullismo viene definito come “qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni realizzata per via telematica”.  Per completezza, i soggetti che possono subire gli esiti nefandi di tali condotte sono stati estesi anche a uno o più componenti della famiglia del minore, precisando che “lo scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo”.

Per fronteggiare a questi problemi, il rimedio proposto dal legislatore è quello di inoltrare al titolare del trattamento o al gestore del sito internet, un’istanza per l’oscuramento, la rimozione o il blocco dei dati personali del minore, previa conservazione di quelli originali . Se entro le dodici ore successive a partire dall’inoltro dell’istanza, il soggetto destinatario non ha dato conferma di aver assunto l’incarico di provvedere all’oscuramento, alla rimozione o al blocco di qualsiasi dato personale del minore, e se non vi provvede entro le quarantotto ore successive, l’interessato può rivolgere analoga richiesta, mediante segnalazione o reclamo, al Garante per la protezione dei dati personali, il quale, entro quarantotto ore dal ricevimento dell’atto, deve provvedere, ai sensi degli art. 143 e 144 del citato decreto legislativo sul trattamento dei dati personali.

Ecco un servizio sul tema realizzato da ADKRONOS


Quest’ultimo rimedio, può essere esperito anche nella circostanza in cui sia impossibile ab origine identificare il titolare del trattamento o il gestore del sito internet. Per assistere i minori e le loro famiglie, la norma prevede la formazione del tavolo tecnico per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo, al quale hanno aderito le maggiori associazioni italiane che si occupano dei diritti dei minori e dell’infanzia (tra i quali il Garante per l’infanzia e l’adolescenza), che ha il compito di redigere un piano di azione perfezionato con le finalità predette, che va ad integrare a sua volta il codice di autoregolamentazione per la prevenzione e il contrasto al cyberbullismo, rivolto agli operatori che forniscono servizi ai social networking e agli altri operatori della rete internet.

Le linee di orientamento stilate dal suddetto organo serviranno agli operatori scolastici che dovranno studiarle e applicarle, trattando in prima persona con gli adolescenti coinvolti. Lo scopo è proprio quello di promuovere azioni mirate a contrastare il cyberbullismo, e di educare alla legalità al fine di favorire nei ragazzi comportamenti di salvaguardia e di contrasto.

Infine, quando il caso lo consente, fino a quando non è proposta querela o non è presentata denuncia per i reati di cui agli artt. 594, 595 e 612 c.p. nonché all’art. 167 del codice del trattamento dei dati personali, commessi mediante la rete internet, da minorenni di età superiore agli anni quattordici nei confronti di altro minorenne, è applicabile la procedura di ammonimento, ex art. 8, commi 1 e 2 del D.L. 23 febbraio 2009, n. 11, convertito con modificazioni dalla legge 23 aprile 2009, n. 38, e successive modificazioni.

Ai fini dell’ammonimento, il questore convoca il minore, unitamente ad almeno un genitore o ad altra persona esercente la potestà genitoriale. Gli effetti dell’ammonimento cessano al compimento della maggiore età. Triste e amaro assistere al declino dell’uomo di fronte alla tecnologia. Lo strumento che in teoria servirebbe a migliorare le nostre condizioni di vita, nella realtà si trasforma in una macchina assassina che si alimenta di frustrazione, violenza e odio.

Il bullismo non è un fenomeno sociale che nasce nella nostra epoca, ma certamente, oggi, raggiunge picchi di altissima ferocia e di mera crudeltà. Se leggiamo le statistiche ci rendiamo conto che tra i giovanissimi che frequentano le scuole medie inferiori il fenomeno tocca numeri preoccupanti. A tal proposito, credo che sia utile gettare lo sguardo ai dati raccolti dall’Istituto Nazionale di Statistica nel documento pubblicato il 15 dicembre 2015 relativo all’anno 2014, “Comportamenti offensivi e violenti tra i giovanissimi: Bullismo”, secondo cui:

 “Nel 2014, poco più del 50% degli 11-17enni ha subìto qualche episodio offensivo, non rispettoso e/o violento da parte di altri ragazzi o ragazze nei 12 mesi precedenti. Il 19,8% è vittima assidua di una delle "tipiche" azioni di bullismo, cioè le subisce più volte al mese. Per il 9,1% gli atti di prepotenza si ripetono con cadenza settimanale. Hanno subìto ripetutamente comportamenti offensivi, non rispettosi e/o violenti più i ragazzi 11-13enni (22,5%) che gli adolescenti 14-17enni (17,9%); più le femmine (20,9%) che i maschi (18,8%). Tra gli studenti delle superiori, i liceali sono in testa (19,4%); seguono gli studenti degli istituti professionali (18,1%) e quelli degli istituti tecnici (16%). Le vittime assidue di soprusi raggiungono il 23% degli 11-17enni nel Nord del paese. Considerando anche le azioni avvenute sporadicamente (qualche volta nell'anno), sono oltre il 57% i giovanissimi oggetto di prepotenze residenti al Nord. Tra i ragazzi utilizzatori di cellulare e/o Internet, il 5,9% denuncia di avere subìto ripetutamente azioni vessatorie tramite sms, e-mail, chat o sui social network. Le ragazze sono più di frequente vittime di Cyber bullismo (7,1% contro il 4,6% dei ragazzi). Le prepotenze più comuni consistono in offese con brutti soprannomi, parolacce o insulti (12,1%), derisione per l'aspetto fisico e/o il modo di parlare (6,3%), diffamazione (5,1%), esclusione per le proprie opinioni (4,7%), aggressioni con spintoni, botte, calci e pugni (3,8%). Il 16,9% degli 11-17enni è rimasto vittima di atti di bullismo diretto, caratterizzato da una relazione vis a vis tra la vittima e bullo e il 10,8% di azioni indirette, prive di contatti fisici. Tra le ragazze è minima la differenza tra prepotenze di tipo "diretto" e "indiretto" (rispettivamente 16,7% e 14%). Al contrario, tra i maschi le forme dirette (17%) sono più del doppio di quelle indirette (7,7%).” 

 Leggendo questi dati, gli interrogativi che mi sono posta e che mi sgomentano allo stesso tempo sono: “Quanta importanza siamo disposti a dare alla società e quanta siamo disposti a darne agli individui virtuali?”. Insomma, se un giovane è capace di un gesto estremo, come l’autolesionismo o il suicidio, solo perché viene denigrato, umiliato o preso in giro dalla community di una chat on line, mi chiedo: “Cosa stiamo insegnando ai nostri figli?” Forse, io, nata nel 1987, e cresciuta in un periodo storico nel quale internet iniziava timidamente a fare capolino nelle nostre vite, non posso rendermi conto di come gli adolescenti contemporanei percepiscano il mondo del web. Tuttavia credo che una cosa in comune a tutte le generazioni ci sia: ciascuno di noi, chi in un modo e chi in un altro, cerca l’approvazione degli altri per le più svariate e molteplici ragioni, il che non è una cosa preoccupante di per sé.

Il vero problema è quello di capire il valore che questi ragazzi danno alla vita e alla dignità umana, alle relazioni sociali e all’amor proprio, e il bilanciamento di tutti questi elementi messi insieme.




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