lunedì 18 settembre 2017

Ehi, parliamo di focus: ti sei posizionato bene nella mente dei tuoi clienti?


ALESSANDRO MAZZU'
Consulente di web marketing, Formatore, 
Autore e Podcaster.
Consulente - Università degli Studi 
di Napoli 'L'Orientale'

Quante volte vedo miei colleghi accettare lavori che poco o nulla c’entrano con la loro reale professione! Tu, che sei un social media manager, perché mai decidi di accettare un incarico come web designer? E tu, consulente di web marketing, chi te l’ha fatto fare di sobbarcarti quel lavoro di ottimizzazione SEO? Tu che ti occupi di email marketing perché scrivi un libro sulle digital PR? Proprio così: è sufficiente guardarsi intorno e tendere bene l’orecchio per accorgersi che effettivamente sono moltissimi i professionisti, soprattutto i freelance, che tengono un piede in due scarpe oppure non hanno un focus ben definito, e finiscono per rimetterci del proprio. Parlo ovviamente di tempo perso, in quanto accettare un incarico improprio significa nella maggior parte dei casi spendere più tempo del necessario per portarlo a termine. Ma parlo anche di risorse, in quanto il tempo è denaro, e anche di reputazione: chi lo dice che tu, specializzato in lanci digitali, sei davvero in grado di fornire un servizio efficiente in termini di copywriting o di web design? Nessuno, e di certo il cliente deluso non mancherà di farlo sapere in giro.

Per questo io ti dico: trova il tuo focus!

Concentrati, ritaglia il tuo campo d’azione, magari anche di nicchia, e fai sapere agli altri che quello è il tuo hortus conclusus, e che è dentro a quell’area in cui puoi effettivamente dare il meglio di te. Chi entra nel mio sito capisce subito quello faccio: certo, vedendo la mia fotografia in homepage potrebbe forse pensare a un modello, a un fashion blogger oppure più probabilmente a un clochard dai modi incredibilmente distinti, eppure basta scorrere lo sguardo subito sotto la foto per incontrare stampato a caratteri cubitali il mio ruolo, ovvero ‘Il consulente per i consulenti di web marketing’. Questo vuol dire trovare il proprio focus e comunicarlo in modo lampante! Non sono uno che costruisce siti, non sono uno che gestisce profili social, non sono un consulente, ma sono un consulente dei consulenti, e non c’è modo di pensare o affermare il contrario.

Un basso livello di… focalizzazione

Qualcuno potrebbe persino essere affetto da questa patologia senza neanche saperlo. Proprio così: potresti soffrire di penuria di focus senza accorgertene. Del resto io stesso fino a qualche giorno fa non avevo pensato a quanto tale atteggiamento potesse essere controproduttivo. A illuminarmi, guarda un pò, è stato un film d’animazione, ovvero Le 5 Leggende. Pensi che solo perché ho una barba paragonabile a quella di Gandalf del Signore degli Anelli (ma prima che rinascesse tutto candido e pettinato dopo lo scontro con Balrog, per intenderci) io non possa sprofondare in un divano a guardare un cartone animato? Au contraire! E se non hai figli o nipoti da usare come scusa per goderti questa pellicola, puoi farlo lo stesso, magari usando proprio il mio post come scusa.

Insomma, non sto a spoilerarti il cartone: sta di fatto che ci sono Babbo Natale, il Coniglio Pasquale, la Fatina dei Denti e l’Uomo del sonno – tutti con nomi più fighi però, tipo Nord, Calmoniglio, Dentolina e Sandman – che a un certo punto della storia rischiano di scomparire perché i bambini smettono di credere in loro. Ecco, mettiti nei panni del coniglietto pasquale, tramuta i tuoi clienti nei fanciulli, e inizierai a capire il mio punto di vista. Ma c’è di più: il protagonista, tale Jack Frost, non solo non viene visto dai bambini – in quanto non credono in lui – ma non sa nemmeno quali sono le sue vere origini – e di fatto i suoi poteri ne risultano dimezzati. “Chi sei tu, Jack Frost, e qual è il tuo Centro?” gli chiede, incalzandolo, Babbo Natale. Ma ecco che, una volta che si ricorda chi è davvero, riesce a fare delle cose stupefacenti, per poi convincere i bambini a credere in lui in qualità di Guardiano del Divertimento.


I tuoi clienti hanno capito qual è il tuo focus? Ecco… tu ti ricordi quali sono le tue origini, ovvero qual è il focus del tuo business? E soprattutto… i tuoi clienti lo sanno? Pensaci un pò, ma fallo seriamente. Quelli che ti contattano pensano che tu sia ‘uno che sa spippolare in rete’ o sanno che tu sei un social media manager? Pensano che tu sia uno che ‘costruisce siti web’ o hanno capito che tu ti occupi di web marketing? Come puoi sperare di essere un punto fermo nella mente dei tuoi potenziali clienti se in realtà loro non hanno nemmeno capito qual è la tua reale attività?

Ma occhio, non è colpa dei clienti. Non sono loro a essere disattenti, no, sei tu, sei tu che non sei riuscito a spiegare loro in modo efficace qual è la tua attività!

Se le persone non capiscono cosa fai è perché non hai un focus preciso, perché non ti sei saputo posizionare bene nella mente dei tuoi consumatori. 

Si parla spessissimo di ‘posizionare’ il nostro sito web sui motori di ricerca. Ma tu, quanto tempo hai speso per posizionare la tua figura nella testa dei tuoi potenziali clienti? Ecco, ora che ti ho ficcato in testa questo dubbio ancestrale, il mio consiglio è di guardare bene tutti i tuoi canali di comunicazione, ma proprio tutti: il tuo sito web, i tuoi profili sui social network, persino la firma che campeggia in fondo alle tue email. Si capisce davvero qual è il tuo focus? E tu, sei in grado di rispettare questa definizione di te stesso? Oppure tendi a pisciare fuori dal vaso? Pensaci!

 (Magari mentre ti bevi una bella birra ghiacciata davanti a un cartone animato)

Fonte www.alessandromazzu.it

lunedì 7 agosto 2017

Il segreto di Marco Montemagno

Come si diventa imprenditori digitali? Ecco la storia di chi ci è riuscito alla grande. Nel libro «Codice Montemagno», tutti consigli e la sua esperienza.

L’hanno aspettato come fosse la Bibbia: su Amazon era al primo posto dei libri più ricercati prima ancora che venisse pubblicato e ora che è finalmente disponibile, il libro di Marco Montemagno, «Codice Montemagno», va alla grande.



D’altra parte è comodo avere in mano un compendio di tutti i suoi consigli. Lui, imprenditore digital di lunga data, vanta successi importanti: ha creato start up come Blogosfere, ha portato in Italia eventi come la Social Media Week, ha ideato la prima Start up School, ha lavorato in radio, in tv, ha tenuto conferenze e dispensato utili informazioni sul suo profilo Facebook, ma non gli piace essere chiamato coach: «Non sono un motivatore e non credo nell’industria della motivazione, che crea un business un po’ fuffa: si aggirano personaggi che poco sanno di comunicazione, di marketing e di affari, ma che millantano grandi competenze.

Io voglio condividere solo la mia esperienza».



Ciò detto il suo libro riesce comunque a dare una spinta all’autostima e aiuta a fare il salto in quel momento in cui sei lì che ti dici: «Ora basta: quello che sono non mi sta più bene. Divento chi posso diventare».
E per Marco Montemagno tutti (o quasi) possono diventare impenditori di se stessi usando il digitale: «Tra il dipendente sprofondato da anni nel suo annoiato posso fisso e Mark Zuckerberg c’è tutto un mondo in mezzo. Oggi, con il digitale, si è avvantaggiati: non si ha bisogno di grandi somme per testare un’idea. Quando fai qualcosa on line, lo capisci subito se può essere un buon business. Il problema è però saper fare le mosse giuste e poi sapersi dare dei parametri, per capire quando eventualmente mollare il colpo e quanto potersi aspettare come guadagno da quella specifica impresa».

E, a proposito di guadagni, lui, se dispensa gratis tutti i suoi preziosi consigli, come guadagna?
«Faccio questo mestiere da tanto tempo e, se è vero che non guadagno su Facebook e non guadagno facendo un libro, è pure vero che questa è per me visibilità e che poi la visibilità porta a che ti invitino alle conferenze, che ti chiedano consulenze, che abbiano fiducia in te per le tue idee. Mi piace condividere on line il mio punto di vista e non è che voglio vendere qualcosa: credo sia una bella avventura e mi emoziona veder che la community sta crescendo. Io non penso che si debba monetizzare subito, all’istante, non appena finisci un lavoro: quando si fanno le cose, bisogna avere una visione più ampia, sul lungo periodo. Io cerco di fare in modo che il brand “Marco Montemagno” abbia sostanza, che la gente creda in quello che faccio. Poi le cose arrivano».

Ma per farle arrivare, bisogna mettersi lì, a testa bassa: «Fare una start up non è sexy, non fa figo come alcuni ragazzi pensano: per fare davvero una start up che funziona bisogna impegnarsi, studiare, capire. È una fatica, che necessita lavoro duro».



Ma esistono scuole dove si può imparare? Corsi da frequentare?

«C’è un grande dibattito tra chi crede che ci voglia comunque una formazione accademica e chi pensa che invece sia inutile. Io, da parte mia, credo che l’università dia una giusta forma mentis, che ti possa creare dei contatti utili con persone esperte. Poi ciò non toglie che farsi le ossa sul campo serve. Oggi si possono fare sperimenti, giusto per testare con mano come si monta un video, come si fa una pagina web: Internet è il mondo per chi fa, non tanto per chi teorizza. Muoversi in parallelo aiuta».

E intanto lui, per febbraio, ha messo in piedi, con Federico Clapis, una «due giorni»: Viral Academy Days, per imparare a comunicare on line con i video

E comunque il suo libro è già un’ottima partenza per imparare qualcosa e saperne di più, «perché diventare imprenditore di te stesso è la scelta più sicura che puoi fare».

Fonte Valeria Vantaggi per Vanity Fair

lunedì 31 luglio 2017

Nuove opportunità formative da Universitas Mercatorum

Il GDPR (General Data Protection Regulation- UE 2016/679) è un Regolamento con il quale la Commissione Europea intende rafforzare e unificare la protezione dei dati personali entro i confini dell’Unione Europea.

Gli obiettivi principali della Commissione Europea nel GDPR sono quelli di restituire ai cittadini il controllo dei propri dati personali e di semplificare il contesto normativo che riguarda gli affari internazionali unificando i regolamenti entro l’UE. Il regolamento è stato adottato il 27 aprile 2016.

Verrà applicato, anche in Italia, a partire dal 25 maggio 2018 dopo un periodo di transizione di due anni. Anche se le aziende hanno a disposizione un anno per potersi adeguare, alcune novità del GDPR impongono un’attenta pianificazione fin da subito, potendo comportare modifiche organizzative significative e investimenti di natura tecnologica.

Inoltre il GDPR rovescia completamente la prospettiva della disciplina di riferimento, istituendo un quadro normativo tutto incentrato sui doveri e la responsabilizzazione del Titolare del trattamento (principio di “accountability”).

Le novità introdotte dal GDPR impongono di definire un piano di adeguamento alla nuova normativa, coinvolgendo le diverse funzioni aziendali nelle operazioni di trattamento di dati personali. È fondamentale garantire la conformità alle nuove disposizioni entro il 25 maggio 2018.

In vista di tali adeguamenti a cui sono chiamate le aziende a partire già dai prossimi mesi, UNIVERSITAS MERCATORUM introduce nella propria offerta formativa due CORSI DI ALTA FORMAZIONE e un MASTER di I Livello:

Corso di alta formazione
DATA PROTECTION
50 ore - 2 CFU
Anno accademico 2017/2018
Quota di iscrizione 500,00€ 
termine iscrizione 31 agosto 2017

Il corso si pone l'obiettivo di fornire alle aziende pubbliche e private gli strumenti necessari per adeguarsi alla GDPR (General Data Protection Regulation) sulla protezione dei dati.

Il regolamento concerne tutte le organizzazioni che trattano dati sensibili (o particolari) oppure dati giudiziari su larga scala.

Il termine ultimo per essere in regola senza introdurre vincoli alle attività operative è il 25 maggio 2018

Tutti gli iscritti riceveranno una licenza annuale per il software di Data Protection RapTor




Corso di alta formazione
DATA PROTECTION OFFICER (DPO)
150 ore - 6 CFU
Anno accademico 2017/2018
Quota di iscrizione 1200,00€ (in convenzione UNICESD ) anzichè 1800,00€
termine iscrizione 31 agosto 2017

Il corso si pone l'obiettivo di formare il "DATA PROTECTION OFFICER), figura che da maggio 2018 diventerà obbligatoria per tutta la pubblica amministrazione e in molti casi anche in ambito privato (tutte le organizzazioni che trattano dati sensibili o dati giudiziari su larga scala come ospedali, assicurazioni e istituti di credito). Verranno fornite tutte le informazioni necessarie in tema di Protezione dei dati e cyber sicurezza al fine di sviluppare le capacità per assolvere specifici compiti in materia di adegiamento alla NORMATIVA EUROPEA 679 GDPR (General Data Protection Regulation) sulla protezione dei dati in scadenza.

Tutti gli iscritti riceveranno una licenza annuale per il software di Data Protection RapTor



Master di I° Livello
CYBER SECURITY
1500 ore - 60 CFU
Anno accademico 2017/2018
Quota di iscrizione 1200,00€ (in convenzione UNICESD ) anzichè 1800,00€
termine iscrizione 31 agosto 2017

Il Master si pone l'obiettivo di formare figure professionali nell'area in costante espansione della Cyber Security. Nello specifico verranno fornite le nozioni necessarie sulle metodologie e gli strumenti utili alle attività di investigazione e analisi per la Cyber Difesa, nel rispetto delle leggi vigenti, utili per riscoprire i ruoli di " Esperto di progettazione e realizzazione di sistemi informatici sicuri", "Esperto di analisi della sicurezza di sistemi informatici e applicazioni", "Esperto di analisi di attacchi informatici", "Consulente tecnico di Ufficio (CTU)", "Consulente tecnico di Parte(CTP)"

Verranno inoltre fornite informazioni teorico/pratiche sui sistemi operativi, internet e sui servizi basati sulla Rete.

Tutti gli iscritti riceveranno una licenza annuale per il software di Data Protection RapTor

Per INFO E ISCRIZIONI
Veronica Eroico
Email: veronica.eroico@unimercatorum.it 
Tel. 081 18893936 Cell. 320 81 63 324

Responsabile UniCESD
Calogero Di Carlo
Email: calogero.dicarlo@unimercatorum.it 
Cell. 331 868 21 97





martedì 25 luglio 2017

"aSTARTe": un'app per promuovere e valorizzare la borgata di Custonaci

Promossa dal Centro Studi Dino Grammatico, "aSTARTe" è un'app che mira a far conoscere e valorizzare il territorio e il patrimonio di Custonaci

Negli ultimi tempi si sta sempre più diffondendo la pratica della progettazione di app che mirino a promuovere e valorizzare luoghi culturali e turistici fortemente attrattivi. Nasce con questo intento, "aSTARTe", un'applicazione volta a far conoscere Custonaci, cittadina nota per i suoi marmi e per questo insignita del titolo "Città Internazionale dei Marmi".

Il nome dell'app rimanda da un lato al termine inglese start (partenza) e dall'altro ad Astarte, divinità femminile fenicia un tempo venerata anche nella zona di Custonaci. Ricchezze paesaggistiche, naturalistiche, architettoniche e la storia della città sono i temi cruciali attorno ai quali ruota l'app.

Promossa dal Centro Studi Dino Grammatico, "aSTARTe" presenta una descrizione della città in generale, per poi entrare nello specifico con i luoghi d’interesse presentati nel dettaglio, grazie ai testi dell’esperta del territorio Maria Castiglione.

Le singole descrizioni sono impreziosite da una galleria d’immagini, grazie alla quale il fruitore può ammirare virtualmente la bellezza del patrimonio artistico-culturale.

Con la sua eleganza e maestosità, rapisce il Santuario che si erge in cima al paese quasi a voler proteggere le casette che ricordano un presepe.

Oltre al santuario, la grotta Mangiapane, il granaio arabo di Visicari e il museo del marmo sono soltanto alcuni dei luoghi valorizzati all'interno dell'app. Dal menù è possibile accedere anche alla mappa che localizza i luoghi di interesse e li ordina rispetto alla posizione del fruitore.

Quella di "aSTARTe" è un'idea innovativa che sfrutta le potenzialità della tecnologiaper la promozione turistica di un territorio che, viceversa, sarebbe meno noto.

martedì 18 luglio 2017

Airbnb & Co. contro le Entrate: "Impossibile versare la cedolare sugli affitti"

La startup dell'ospitalità, insieme a Homeaway e all'associazione degli agenti immobiliari Fiaip, contesta l'obbligo di raccogliere le tasse sulle locazioni scattato lunedì: "Lo Stato ci ha messo due anni per ideare la norma e adesso ci chiede di adeguarci in un fine settimana". Ora la misura è a rischio flop. 

ROMA - "Lo Stato si è riservato due anni per ideare e introdurre la cedolare secca e ora pretende che ci adeguiamo in un fine settimana". Doveva partire oggi la "tassa Airbnb", l'obbligo per gli intermediari degli affitti turistici, digitali e non, di trattenere le imposte dovute dai proprietari di casa e versarsi all'Erario. E invece il debutto della nuova norma anti evasione si è tradotto in un nuovo scontro tra operatori del settore e governo: "Ci troviamo nell'impossibilità tecnica di adeguarci", scrive Airbnb in una nota. Firmata però anche da un altro sito dell'ospitalità, Homeaway, piattaforma di proprietà del gruppo Expedia, e dall'associazione degli agenti immobiliari"tradizionali" Fiaip.

Non solo gli intermediari digitali dunque, ma anche quelli analogici a contestare tempi e modi dell'introduzione del nuovo obbligo. La legge era contenuta nella "manovrina" di primavera, doveva scattare da giugno, con i primi versamenti dei tributi all'Erario a metà del mese successivo, cioè oggi. Ma il codice tributo è arrivato appena due settimane fa e il regolamento dell'Agenzia delle Entrate solo giovedì. "Il legislatore vorrebbe che dedicassimo migliaia di ore di sviluppo per modificare portali attivi e operanti, che informassimo centinaia di migliaia di proprietari nel corso di un fine settimana", scrivono i tre soggetti. Come contestano l'obbligo per le piattaforme digitali con sede all'estero, è il caso sia di Airbnb che di Homeaway, di dotarsi di un rappresentante fiscale in Italia, "in mancanza di ogni tipo di garanzia e certezza di adempiere agli obblighi del caso". Nel complesso, proseguono, un intervento "frettoloso" e contrario ai principi stabiliti dallo statuto del contribuente.

In realtà di questa norma si discute da aprile, quando è comparso nelle pieghe della "manovrina" di correzione dei conti pubblici. Alcuni operatori immobiliari, come quelli aderenti all'associazione Property Managers Italia, si sono adeguati e cominceranno a versare dal mese prossimo. Ma che i tempi fossero stretti lo ha riconosciuto anche l'Agenzia delle Entrate, disposta nelle prime settimane a chiudere un occhio su ritardi e relative sanzioni (fino al 20% della somma per omessa trattenuta). L'opposizione di Airbnb e soci però, oltre alle scadenze, riguarda la legge in sé: "Il governo si era impegnato a delegare l'Agenzia delle Entrate a dare attuazione alle norme tramite accordi con le piattaforme, cosa che fin qui non è avvenuta. Confidiamo che si possa aprire un confronto serio caso per caso". Per il momento, insomma, nessuna intenzione di raccogliere la tassa e girarla al Fisco. Con la novità anti evasione che rischia di mancare il gettito extra atteso,

oltre 80 milioni di euro nel 2017 e quasi 140 dal 2018. O addirittura, almeno a sentire Airbnb e soci, di generare l'effetto opposto, "incentivando chi continua a lavorare con largo uso del contante".

FONTE: Filippo Santelli per repubblica.it

lunedì 17 luglio 2017

Partecipa gratis al Campus Party

Siamo lieti di inviarti a partecipare gratuitamente al Campus Party, il festival internazionale di innovazione e creatività più grande al mondo, che promuove la Open Innovation e l’utilizzo della tecnologia come strumento indispensabile per trasformare il futuro. Potrai pernottare in fiera in una tenda fornita dall’organizzazione, in una vera a propria area Camping.

L’evento arriva in Italia al MiCo, Milano Congressi, dal 20 al 23 luglio 2017. Il festival rappresenta una grande opportunità per gli studenti, per formarsi, vincere premi, farsi notare dalle aziende, con 400 ore di contenuti declinati in speech e workshop degli oltre 100 illustri speakers; vi saranno anche simulatori, postazioni dedicate al gaming, stand di università e aziende partner, area indie games, makers, le più grandi e importanti community nel panorama italiano e le aziende più innovative.

L’Università Telematica Pegaso è partner ufficiale di Campus Party, permettendo a tutti gli studenti di ottenere il proprio biglietto gratuito, che comprende l’accesso a tutte le aree, i contenuti, le attività, i premi e il pernottamento in tenda. Per averlo, ti basta cliccare qui, iscriverti sulla piattaforma ufficiale di Campus Party e cliccare su “Partecipa”, seguendo le istruzioni indicate sulla pagina.

Grazie a Trenitalia, partner ufficiale dell’evento, puoi ottenere il 30% di sconto A/R sul biglietto del treno. Scopri come qui.

 Per maggiori informazioni, consulta il sito ufficiale di Campus Party.

 Ti aspettiamo!

martedì 27 giugno 2017

Corsi online per aspiranti imprenditori e startupper: da oggi c'è Startup University

Dal 1 ottobre 2017 verranno attivati i corsi della Startup University Digital Magics, il primo polo didattico online dedicato alla formazione degli aspiranti imprenditori e startupper.

L’offerta didattica della Startup University è strutturata per coprire tutte le esigenze che caratterizzano il lancio e lo sviluppo di una nuova impresa, dalla stesura di un business plan fino alla vendita di prodotti e servizi:

“Just Press Startup: inizia” (20 ore online – 300 euro). Mini corso rivolto agli aspiranti imprenditori che desiderano apprendere le tecniche basilari per presentare il proprio progetto: per iscritto (business canvas), di fronte a potenziali investitori (elevator pitch) e di fronte ad un pubblico (public speaking). Il modulo offre anche la possibilità di inviare ai nostri investitori la video presentazione di un progetto. I migliori progetti saranno premiati con finanziamenti a partire da 10.000 euro;

“Diventa imprenditore” (6 mesi online – 1.500 euro). Corso dedicato agli aspiranti imprenditori che desiderano apprendere le basi propedeutiche al lancio della propria Startup: project presentation, tutela legale degli intangibili, competenze per sviluppare l’infrastruttura tecnologica (sito web, app, e-commerce), presentazione della propria Startup;

“Lancia la tua Startup” (4 mesi online, 2 in presenza – 5.000 euro). Corso dedicato agli aspiranti imprenditori che hanno già definito la propria value proposition e desiderano tradurla in un risultato economico: registrazione della propria Startup, comunicazione interna ed esterna, seed funding, networking (ricerca fornitori, partner, clienti) e digital marketing;

“Potenzia la tua Startup” (10 mesi online, 2 in presenza – 6.500 euro). Corso dedicato ai giovani startupper che desiderano apprendere le tecniche avanzate per potenziare ed espandere il proprio business: incubazione e affiancamento della Digital Magics, tecniche di finanziamento e problem solving, round B, roadshow con soggetti finanziari, affiancamento di massima visibilità al grande pubblico.

ISCRIVITI SUBITO CON PRIMIERA!!!!
vienici a trovare nei nostri uffici in via Danimarca 52 a Palermo
oppure telefona ai numeri 091 980 33 25 - 340 31 91 447 - 338 27 39 982
manda una mail a info@primiera.org o entra nel nostro sito www.primiera.org 

lunedì 26 giugno 2017

BusRapido.com, startup romana vince Digithon 2017

Bisceglie, 26 giu. (Labitalia) - La startup romana BusRapido.com si aggiudica il premio DigithON 2017 grazie ai voti del comitato scientifico della maratona e a quelli arrivati dai social. Busrapido.com, il primo motore di ricerca in Italia dove è possibile noleggiare autobus e minibus con conducente per viaggi di gruppo, vince 10mila euro offerti da Confindustria Bari - Bat, principale partner di DigithON.

Sul palco a premiare il progetto, Domenico De Bartolomeo, presidente di Confindustria Bari - Bat. I complimenti al vincitore nelle parole di Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera e presidente di DigithON: "Dobbiamo fargli i complimenti perché entrano in un mercato che ha fatto già discutere tanto con la vicenda Flixibus che ha 'messo le ruote' a una piattaforma tecnologica.

Loro non mettono le ruote ma rendono le tecnologie ancora più sofisticate e consentono a ognuno di organizzare, con aziende esistenti, un modello di trasporto".

Fonte: adnkronos

giovedì 22 giugno 2017

Startup senza interlocutori, le imprese chiedono un canale di dialogo

Le startup vogliono un canale di comunicazione per dialogare con il legislatore. Il Parlamento rivendica il ruolo di regolatore: la richiesta arriva da Soundreef e Flixbus alla fine di un incontro tenuto a Luiss Enlabs, acceleratore romano di startup, e nella stessa occasione il presidente della commissione Bilancio della Camera Vincenzo Boccia ha rivendicato le funzioni del legislatore. I fondatori delle due imprese innovative hanno chiesto ufficialmente al ministero dello Sviluppo economico di "creare un organismo di tutela per le imprese innovative per interagire con lo Stato e le istituzioni in modo trasparente e regolamentato".

Sfida a Siae

Soundreef, società fondata da Davide d'Atri, è nota per aver sfidato il monopolio Siae nella gestione del diritto d'autore chiedendo la liberalizzazione del mercato.
Un emendamento frena Flixbus

Flixbus è stata limitata nella sua operatività dalla manovra dello scorso maggio, che le impedirà dal prossimo ottobre di offrire servizi di linea perché non possiede autobus di proprietà. Due casi che raccontano come società con business alternativi a quelli tradizionali abbiano trovato difficoltà ad operare in Italia, nonostante abbiano creato migliaia di posti di lavoro. E le difficoltà in questi casi, come in quello più famoso di Uber o della startup degli architetti Cocontest, arrivano da un freno voluto dal legislatore per tutelare gli interessi delle società che già operano sul mercato. "Negli ultimi anni - ha detto Davide d'Atri, amministratore delegato di Soundreef - società innovative come Soundreef e Flixbus hanno rivoluzionato i rispettivi settori di appartenenza, incontrando però contesti normativi sorpassati e inadeguati. Vogliamo costruire un dialogo costante con le istituzioni perché il nostro contributo in termini economici possa spingere la crescita stessa dell'intero Paese". Fabio Maccione, responsabile public affairs di FlixBus Italia ha da parte sua sottolineato che "se da un lato il legislatore dichiara di voler supportare e dare impulso al mondo delle startup e dell'imprenditoria giovanile, dall'altro lato sembra resistere al cambiamento, non fornisce adeguati strumenti legislativi, non aiuta gli imprenditori e blocca i processi innovativi del Paese".

Le due startup hanno avuto il supporto del rapper Fedez, primo fra i grandi cantanti a lasciare la Siae per affidare la gestione dei suoi diritti d'autore a Soundreef. "Mi sono esposto una volta e subito dopo hanno fatto due interrogazioni parlamentari accusandomi di vilipendio al capo dello Stato e di incitazione alla rivolta di piazza", ha premesso Fedez, che ha voluto comunque ribadire la sua volontà di impegnarsi a lottare "per un cambiamento e contro il mantenimento di posizioni di privilegio. La rivoluzione digitale - ha detto - è già in atto e anche la politica non potrà fermarne la forza dirompente".

Le prerogative del Parlamento


Vincenzo Boccia, Pd presidente della commissione Bilancio della Camera risponde nella stessa occasione che "Il mio dovere di legislatore è cercare di regolare il mercato in maniera tale che nessuno soffra dai cambiamenti portati dalle nuove tecnologie, come abbiamo fatto per il settore dei trasporti". Un emendamento della manovrina approvata lo scorso maggio di fatto impedirà all'azienda di operare nel settore dei trasporti su strada annullandone le licenze. "Io sono dalla parte di Flixbus e dell'innovazione", ha detto Boccia, "ma l'autorizzazione a operare come concorrente e ottenere delle licenze è qualcosa che deve decidere il Parlamento e non un tecnico del ministero dei Trasporti che dà le licenze. Con questo non voglio dire che Flixbus ha ricevuto dei favori dal ministero, ma questo è un settore su cui deve decidere il Parlamento". Boccia difende il provvedimento dicendo che il compito del legislatore oggi che "non c'è più differenza tra economia reale e economia digitale" è evitare che il digitale spazzi via interi settori dell'economia tradizionale aggirando alle leggi di un paese. L'accusa di Maccione però è diversa: "Noi siamo arrivati in Italia dopo aver letto e studiato la normativa, non abbiamo imposto il nostro modello in Italia ma abbiamo cambiato il nostro business modellandolo sulla normativa italiana. La vostra risposta invece è stata cambiare la normativa".

FONTE: agi.it 

mercoledì 21 giugno 2017

Google Drive lancia Backup and Sync: ora puoi salvarci tutto il computer

Da fine giugno un nuovo strumento per ambienti desktop: ci si potranno salvare foto, video, cartelle, file e anche il contenuto dell’intero hard disk. A patto di disporre di spazio residuo sufficiente sul cloud di Mountain View

SI CHIAMA Backup and Sync ed è un nuovo strumento rilasciato da Google per fare il backup di tutto il computer, o di alcune sue parti, e salvarlo sul proprio Drive. Sarà disponibile dal 28 giugno: da quel giorno l'applicazione potrà essere scaricata dal sito ufficiale del servizio di Big G mentre chi ha già installato l'app Google Drive per Mac e pc riceverà un aggiornamento nel giro di pochi giorni.

Backup and Sync è di fatto la nuova versione di Drive per desktop, integrata nell'uploader per Google Foto. Potremo scegliere per quali cartelle effettuare il backup e tutto finirà sull'account Google Drive. Salvo, ovviamente, che si abbia spazio a sufficienza. Potenzialmente, dunque, anche tutto ciò che è memorizzato sul computer.

I file prescelti saranno così sincronizzati in modo continuo e sempre aggiornati sia in remoto che sul cloud. La novità è pensata, come si legge in un post sul blog di Mountain View, fondamentalmente per un utilizzo "consumer", dunque per tutti e non specificamente per ambito professionale come Drive File Stream che offrirà maggiori capacità di memoria ed arriverà entro la fine dell'anno nei pacchetti G Suite Basic, Business, Enterprise, Education e Nonprofit. Per questo gli utenti aziendali G Suite non otterranno l'aggiornamento automatico a Backup and Sync.

La possibilità di salvare foto, video, film, musica, intere cartelle dipende dallo spazio residuo. Come noto Google Drive offre 15 GB gratuiti a tutti gli utenti, 100 GB al prezzo di 1,99 euro al mese, 1 TB a 9,99 euro e 10 TB a 99,99 euro sempre ogni 30 giorni.

Fonte SIMONE COSIMI per repubblica.it

martedì 20 giugno 2017

Coco, l'Airbnb delle spiagge: l'ombrellone lo prenoti via app

Due ex ingegneri Microsoft mollano tutto e lanciano una startup per combattere l'ansia da corsa allo stabilimento: come The Fork per i ristoranti, sdraio e lettini si scelgono (e in questo caso si pagano) con lo smartphone

L'ANSIA da corsa allo stabilimento: "Saranno rimasti i posti in prima fila?". E magari la condanna (comunque salatissima) alla calura da retrovie e sabbia rovente. Tutto questo finisce nella soffitta della casa al mare con Coco, un'applicazione appena lanciata che ricorda un po' Airbnb o The Fork, i servizi per prenotare stanze, case o tavoli al ristorante. Solo che in questo caso si tratta di lettini, sdraio e ombrelloni. Coco serve cioè a scegliere, valutare, prenotare e pagare il proprio posto in uno stabilimento in pochi tocchi e, appunto, spazzando via ogni complicazione da esodo balneare.

L'hanno messa a punto due ingegneri gestionali già al lavoro in Microsoft: Nicola Palumbo, 31 anni, di Rutigliano e Antonio Baldassarre, 26enne di Trani, si sono conosciuti negli uffici milanesi del colosso di Redmond. "Dopo ogni meeting i discorsi di lavoro lasciavamo spazio a progetti personali e ad idee che avevamo voglia di realizzare - raccontano - ogni momento libero era un'occasione per discutere delle nostre idee e fare progetti su come metterle in pratica". Coco è dunque fioccato da lì, da quei momenti di libertà prima e dopo gli stressanti incontri quotidiani. "Quando abbiamo avuto l'idea di Coco tutto è stato più chiaro: dovevamo buttarci e realizzarla. Così abbiamo deciso di mollare tutto e di fondare la nostra prima startup. Avevamo un lavoro sicuro in un'azienda da sogno e uno stipendio certo ma abbiamo lasciato tutto senza pensarci due volte per creare qualcosa di nostro, un progetto totalmente nuovo".Abbiamo provato Coco e l'esperienza è davvero lineare (a partire dall'azzeccatissima icona, una noce di cocco con cannuccia e ombrellino d'ordinanza che basta già a rilassare). Si può accedere con Facebook, con email oppure creare un account direttamente sull'app, disponibile sia per iOS che per Android. Dopo l'autenticazione si comincia con un approccio che gli utenti più smaliziati già conoscono: si viene infatti proiettati direttamente sulla mappa, da dove si possono selezionare i lidi preferiti. Su Coco ci sono più di 60 stabilimenti balneari diffusi su gran parte delle coste italiane. Si va dalla Toscana (Viareggio e provincia) alla Liguria (Finale Ligure, Alassi, San Lorenzo al mare e altri) passando per Emilia Romagna (Rimini e Riccione), Abruzzo (Francavilla al mare e Roseto), Marche (Fano e Civitanova), Sardegna (Cagliari e Cala Brandinchi, non lontano da San Teodoro) e ovviamente in Puglia (Gallipoli, Monopoli, Salento, Torre Canne fra gli altri). Coco collabora infatti con il Cna balneatori pugliesi e sta sviluppando il progetto in modo da uniformare il sistema di prenotazione prima in Puglia e poi in tutta Italia.

Ogni stabilimento dispone ovviamente di una sua scheda (un po' come accade su piattaforme note come TripAdvisor) con le immancabili recensioni, la distanza dalla posizione in cui si trova l'utente e la forchetta dei prezzi per i diversi servizi offerti. Non manca, a questo proposito, l'elenco di ciò che ci si può trovare: Wi-Fi, parcheggi, doccia, palestre, ristoranti, bar, idromassaggio, canoe, pedalò, campi sportivi e la tipologia della spiaggia (sabbia, scogli, sassi, prato e così via). Scelto il posto si seleziona la data e la fila preferita e si prenota via PayPal o carta di credito. Dopodiché non c'è altro da fare né da stampare: basta presentare il biglietto elettronico all'arrivo.

"Oggi puoi prenotare un passaggio in macchina da uno sconosciuto, dormire in casa di estranei in giro per il mondo ma non puoi prenotare un posto in spiaggia in maniera smart e innovativa - racconta con un tocco d'ironia Baldassarre a Repubblica - essendo pugliesi ed amando il mare non potevamo accettare tutto questo". Tutto molto interessante ma non mancano gli ostacoli: "Ovviamente innovare un settore è sempre difficile - aggiunge il cofondatore - siamo comunque rimasti piacevolmente sorpresi dalla volontà di innovare da parte di molti gestori". L'obiettivo è ambizioso: "Miriamo a rivoluzionare il modo in cui le persone vivono le loro vacanze al mare, prima in Italia poi nel mondo - conclude il 26enne ingegnere - vogliamo diventare il punto di riferimento per i turisti: dalla ricerca della spiaggia giusta alla prenotazione vera e propria. I nostri utenti infatti possono usare Coco come un vero e proprio motore di ricerca per le spiagge".

FONTE  SIMONE COSIMI per Repubblica.it

venerdì 16 giugno 2017

Tragedia a Termini Imerese, sul trattore con il nonno ragazzo di 17 anni muore

L'Università Telematica Pegaso di Palermo, nella persona del Prof. Calogero Di Carlo e tutto lo staff del progetto Pegaso Performance, che nel 2017 ha operato presso l'Istituto Stenio di Termini Imerese, in particolare il Coordinatore Avv. Vincenzo D'Amico, sono vicini alla famiglia, agli amici e compagni di classe/scuola dello studente IVAN LEONARDON, vittima di uno spiacevolissimo incidente avvenuto lo scorso 15 giugno.

Nel progetto Pegaso Performance, Ivan ha partecipato attivamente al laboratorio di START UP condotto da Vincenzo D'Amico. In particolare, Ivan e i suoi compagni Antonio Cicero, Salvatore Di Leonardo, Marco Arigò e Cosimo Riili hanno progettato un'idea imprenditoriale dal nome A&S EXPORT con l'obiettivo di esportare prodotti agricoli in tutta l’Europa, in particolare i carciofi. 

E' possibile visionare questa idea progettuale nella sezione "I Progetti di Impresa PEGASO PERFORMANCE" su questo sito.

Riportiamo trafiletto di palermo.blogsicilia.it in cui si fa riferimento all'accaduto.

Sono in corso indagini dei carabinieri sull’incidente che ha provocato la morte del giovane Ivan Lenardon, 17 anni, rimasto schiacciato ieri pomeriggio da un trattore. Alla guida del mezzo c’era il nonno Sebastiano Coniglio, 67 anni rimasto illeso.

Secondo una prima ricostruzione dei carabinieri della Compagnia di Termini Imerese è rimasto schiacciato dal trattore sul quale si trovava, in viale Marilù. Per estrarlo sono intervenuti i vigili del fuoco. I sanitari del 118 hanno constatato la morte del ragazzo.

CIAO IVAN!!!

lunedì 12 giugno 2017

Il ristorante a domicilio decolla in Italia, ma è terra di conquista per stranieri

Il mercato a livello globale vale circa 90 miliardi di euro, nel nostro Paese solo 400, ma le start up italiane sono state inglobate dai colossi internazionali come Just Eat e Deliveroo, appena sbarcata a Milano

di GIULIANO BALESTRERI e RAFFAELE RICCIARDIMILANO - Il take away decolla e con lui le consegne a domicilio: dalla colazione alla cena. L'Italia è solo uno degli ultimi mercati aggrediti dagli investitori, d'altra parte si tratta anche di uno dei pochi settori a non essere ancora stato intaccato dal digitale e dell'ecommerce. E il valore di mercato a livello globale è già stellare: 90 miliardi di euro secondo una stime di Rocket Internet, ma l'Italia è ancora indietro. Non esistono ancora dati certificati, ma diverse fonti quantificano il giro d'affari i circa 400 milioni di euro per le sole consegne a domicilio. Insomma lo spazio di crescita è enorme, basti pensare che tutto il comparto dell'alimentare e quasi assente dal mercato digitale.

Si spiega cosi la crescente attenzione degli operatori internazionali verso l'Italia, da Just Eat a Deliveroo, appena sbarcata sulla Penisola dopo aver raccolto sul mercato - nell'ultimo anno - 200 milioni di finanziamenti per sostenere la crescita. "E' un settore enorme, c'è ancora moltissimo da fare" ammette Daniele Contini, amministratore delegato di Just Eat che poi aggiunge: "Noi siamo un marketplace, abbiamo 3.200 ristoranti collegati, ma non gestiamo nè la logistica nè le cucine. Semplicimente mettiano in contatto persone affamate con i ristoranti che poi nel 90% dei casi gestiscono in autonomia la consegna".

Anche per questo la maggior parte di affiliati al servizio sono pizzerie, ristoranti giapponesi o cinesi già attrezzati per le consegne a domicilio e abituati al take away: "L'idea di sviluppare il servizio di consegna - prosegue Contini - va proprio nella direzione di allargare la fetta di mercato verso l'alto". In Italia il mercato, per quanto ancora ridotto, cresce a un ritmo superiore al 10%, e per quanto la buona cucina sia una religione le realtà locali quasi non esistono. E le start up nostrane da Foodora a Pizzaboo sono entrate nell'orbita di colossi internazionali pronti a investire nelle tecnologia e nell'ecommerce.

In questo senso, una delle realtà più dinamiche del comparto è proprio l'inglese Deliveroo nata nel 2013: l'avventura italiana è partita da Milano, dove la società londinese conta centocinquanta affiliazioni di ristoranti e simili. La 'conquista' della città viene pianificata per 'zone': nel caso meneghino si è partiti da quelle a più alta offerta di cibo e domanda di servizi, come la zona del design (Tortona-Savona) o quella dei locali e ristorantini (i Navigli), ma si progetta di coprire tutto il capoluogo "nel giro di settimane". Le carte con le quali si è presentata in Italia sono un costo del servizio di 2,5 euro a consegna (il tragitto della propria cena è tracciabile attraverso il proprio pc o smartphone) e un tempo medio di poco più di mezz'ora (32 minuti) per ricevere quanto ordinato. Non manca l'attività di reclutamento di possibili 'trasportatori', tanto che allo sbarco nella penisola Deliveroo si è presentata come "un'opportunità per tutti quelli che hanno una bici o una moto e un po' di tempo da impiegare": per entrare nel team serve un colloquio e una prova su strada.

Sempre in Italia è arrivato anche Foodracers, una piattaforma online che mette in relazione l'utente che vuole ricevere a casa o in ufficio i piatti del proprio ristorante preferito con una rete di Racers, persone selezionate a livello nazionale, che si rendono disponibili per effettuare il servizio di consegna. Una sorta di Uber del cibo con l'obiettivo di creare un'offerta di alta qualità.

Insomma, che il fenomeno stia diventando globale è testimoniato dal ritmo di espansione di queste società. Solo Just Eat, "leader delle consegne mobile" di pizza e altri alimenti copre 15 paesi con 1.500 dipendenti e 157 milioni di sterline nel 2014: quotata a Londra nel 2014 è stata valutata 1,47 miliardi di sterline, con un utile prima delle tasse - lo scorso anno - pari a 57,4 milioni di sterline.

Sempre da Londra, invece, Deliveroo ha appena aperto in Asia, Australia e Medio Oriente. Dall'inizio del 2015 il numero delle ordinazioni giornaliere cresce al ritmo di dieci volte, tanto che ora il servizio riguarda 50 città e 12 Paesi. Dubai, Hong Kong, Singapore, Melbourne e Sydney sono le mete della prima escursione fuori dall'Europa e i ristoranti catturati nella rete sono più di 5mila. Una crescita che ha bisogno di supporto, vale a dire denaro. E gli investitori stanno rispondendo "presente": pochi giorni fa Deliveroo ha raccolto 100 milioni di dollari da DST Global e Greenoaks Capital, ma solo questa estate erano arrivati altri 70 milioni di dollari dalla stessa Greenoaks Capital con Index Ventures. Aumentano i tagli della raccolta di capitali, se si considera che i round di finanziamenti precedenti erano stati da 25 milioni di dollari (nel gennaio 2015) e da 2,7 milioni (nel giugno 2014). In tutto, sono entrati 200 milioni per finanziare la crescita.

martedì 6 giugno 2017

Finalmente una legge per il contrasto al CYBERBULLISMO

DI ROBERTA DI VINCENZO - Con la seduta dello scorso 17 maggio 2017, la Camera dei Deputati ha approvato il disegno di legge n. 3139-B recante “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”, conferendo rilevanza penale al fenomeno sociale del bullismo all’interno del web.

Ebbene, il legislatore ha pensato di correre ai ripari e disciplinare normativamente tale condotta pensando non solo alle vittime ma anche ai carnefici. Ciò in quanto, all’interno di un sistema penale garantista, quale il nostro, si ritiene ugualmente importante risolvere il problema partendo dalla radice: e, dunque, cercando di capire quali siano le motivazioni che spingono ragazzi e ragazzini a inveire contro i loro coetanei, istigandoli, nelle peggiori delle ipotesi, anche al suicidio.

Nello specifico, nel testo di legge approvato, il cyberbullismo viene definito come “qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni realizzata per via telematica”.  Per completezza, i soggetti che possono subire gli esiti nefandi di tali condotte sono stati estesi anche a uno o più componenti della famiglia del minore, precisando che “lo scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo”.

Per fronteggiare a questi problemi, il rimedio proposto dal legislatore è quello di inoltrare al titolare del trattamento o al gestore del sito internet, un’istanza per l’oscuramento, la rimozione o il blocco dei dati personali del minore, previa conservazione di quelli originali . Se entro le dodici ore successive a partire dall’inoltro dell’istanza, il soggetto destinatario non ha dato conferma di aver assunto l’incarico di provvedere all’oscuramento, alla rimozione o al blocco di qualsiasi dato personale del minore, e se non vi provvede entro le quarantotto ore successive, l’interessato può rivolgere analoga richiesta, mediante segnalazione o reclamo, al Garante per la protezione dei dati personali, il quale, entro quarantotto ore dal ricevimento dell’atto, deve provvedere, ai sensi degli art. 143 e 144 del citato decreto legislativo sul trattamento dei dati personali.

Ecco un servizio sul tema realizzato da ADKRONOS


Quest’ultimo rimedio, può essere esperito anche nella circostanza in cui sia impossibile ab origine identificare il titolare del trattamento o il gestore del sito internet. Per assistere i minori e le loro famiglie, la norma prevede la formazione del tavolo tecnico per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo, al quale hanno aderito le maggiori associazioni italiane che si occupano dei diritti dei minori e dell’infanzia (tra i quali il Garante per l’infanzia e l’adolescenza), che ha il compito di redigere un piano di azione perfezionato con le finalità predette, che va ad integrare a sua volta il codice di autoregolamentazione per la prevenzione e il contrasto al cyberbullismo, rivolto agli operatori che forniscono servizi ai social networking e agli altri operatori della rete internet.

Le linee di orientamento stilate dal suddetto organo serviranno agli operatori scolastici che dovranno studiarle e applicarle, trattando in prima persona con gli adolescenti coinvolti. Lo scopo è proprio quello di promuovere azioni mirate a contrastare il cyberbullismo, e di educare alla legalità al fine di favorire nei ragazzi comportamenti di salvaguardia e di contrasto.

Infine, quando il caso lo consente, fino a quando non è proposta querela o non è presentata denuncia per i reati di cui agli artt. 594, 595 e 612 c.p. nonché all’art. 167 del codice del trattamento dei dati personali, commessi mediante la rete internet, da minorenni di età superiore agli anni quattordici nei confronti di altro minorenne, è applicabile la procedura di ammonimento, ex art. 8, commi 1 e 2 del D.L. 23 febbraio 2009, n. 11, convertito con modificazioni dalla legge 23 aprile 2009, n. 38, e successive modificazioni.

Ai fini dell’ammonimento, il questore convoca il minore, unitamente ad almeno un genitore o ad altra persona esercente la potestà genitoriale. Gli effetti dell’ammonimento cessano al compimento della maggiore età. Triste e amaro assistere al declino dell’uomo di fronte alla tecnologia. Lo strumento che in teoria servirebbe a migliorare le nostre condizioni di vita, nella realtà si trasforma in una macchina assassina che si alimenta di frustrazione, violenza e odio.

Il bullismo non è un fenomeno sociale che nasce nella nostra epoca, ma certamente, oggi, raggiunge picchi di altissima ferocia e di mera crudeltà. Se leggiamo le statistiche ci rendiamo conto che tra i giovanissimi che frequentano le scuole medie inferiori il fenomeno tocca numeri preoccupanti. A tal proposito, credo che sia utile gettare lo sguardo ai dati raccolti dall’Istituto Nazionale di Statistica nel documento pubblicato il 15 dicembre 2015 relativo all’anno 2014, “Comportamenti offensivi e violenti tra i giovanissimi: Bullismo”, secondo cui:

 “Nel 2014, poco più del 50% degli 11-17enni ha subìto qualche episodio offensivo, non rispettoso e/o violento da parte di altri ragazzi o ragazze nei 12 mesi precedenti. Il 19,8% è vittima assidua di una delle "tipiche" azioni di bullismo, cioè le subisce più volte al mese. Per il 9,1% gli atti di prepotenza si ripetono con cadenza settimanale. Hanno subìto ripetutamente comportamenti offensivi, non rispettosi e/o violenti più i ragazzi 11-13enni (22,5%) che gli adolescenti 14-17enni (17,9%); più le femmine (20,9%) che i maschi (18,8%). Tra gli studenti delle superiori, i liceali sono in testa (19,4%); seguono gli studenti degli istituti professionali (18,1%) e quelli degli istituti tecnici (16%). Le vittime assidue di soprusi raggiungono il 23% degli 11-17enni nel Nord del paese. Considerando anche le azioni avvenute sporadicamente (qualche volta nell'anno), sono oltre il 57% i giovanissimi oggetto di prepotenze residenti al Nord. Tra i ragazzi utilizzatori di cellulare e/o Internet, il 5,9% denuncia di avere subìto ripetutamente azioni vessatorie tramite sms, e-mail, chat o sui social network. Le ragazze sono più di frequente vittime di Cyber bullismo (7,1% contro il 4,6% dei ragazzi). Le prepotenze più comuni consistono in offese con brutti soprannomi, parolacce o insulti (12,1%), derisione per l'aspetto fisico e/o il modo di parlare (6,3%), diffamazione (5,1%), esclusione per le proprie opinioni (4,7%), aggressioni con spintoni, botte, calci e pugni (3,8%). Il 16,9% degli 11-17enni è rimasto vittima di atti di bullismo diretto, caratterizzato da una relazione vis a vis tra la vittima e bullo e il 10,8% di azioni indirette, prive di contatti fisici. Tra le ragazze è minima la differenza tra prepotenze di tipo "diretto" e "indiretto" (rispettivamente 16,7% e 14%). Al contrario, tra i maschi le forme dirette (17%) sono più del doppio di quelle indirette (7,7%).” 

 Leggendo questi dati, gli interrogativi che mi sono posta e che mi sgomentano allo stesso tempo sono: “Quanta importanza siamo disposti a dare alla società e quanta siamo disposti a darne agli individui virtuali?”. Insomma, se un giovane è capace di un gesto estremo, come l’autolesionismo o il suicidio, solo perché viene denigrato, umiliato o preso in giro dalla community di una chat on line, mi chiedo: “Cosa stiamo insegnando ai nostri figli?” Forse, io, nata nel 1987, e cresciuta in un periodo storico nel quale internet iniziava timidamente a fare capolino nelle nostre vite, non posso rendermi conto di come gli adolescenti contemporanei percepiscano il mondo del web. Tuttavia credo che una cosa in comune a tutte le generazioni ci sia: ciascuno di noi, chi in un modo e chi in un altro, cerca l’approvazione degli altri per le più svariate e molteplici ragioni, il che non è una cosa preoccupante di per sé.

Il vero problema è quello di capire il valore che questi ragazzi danno alla vita e alla dignità umana, alle relazioni sociali e all’amor proprio, e il bilanciamento di tutti questi elementi messi insieme.




Se hai bisogno di ulteriori informazioni, o vuoi segnalare o avere supporto relativamente a episodi di BULLISMO e CYBERBULLISMO contatta il CONSULTORIO DEI DIRITTI MIF prendendo un appuntamento telefonicamente oppure compilando l'apposito FORM ONLINE...trovi tutto cliccando qui

martedì 9 maggio 2017

Pegaso da voce ai ragazzi italiani

Lo scorso 28 aprile è partito da Cosenza Etour, il tour del progetto Eccellenze Italiane: storie di Coraggio, passione e identità dell’Italia che Vale!

Testimonianze di imprenditori che ce l’hanno fatta nei loro territori. Artisti e creativi che lottano per affermarsi.

La prima di 10 tappe in giro per l’ Italia per incontrare i ragazzi di 4° e 5° classe e discutere insieme a loro su cosa è oggi il successo e come lo si conquista.

Eccellenze Italiane è un progetto editoriale di Storytelling legato alle storie umane e imprenditoriali di successo del nostro paese. Il successo, ma soprattutto la strada per arrivarci, vanno raccontati in prima persona ed è per questo che dopo aver raccolto queste storie in un volume, si è deciso di portarle nei teatri di tutta Italia per permettere agli studenti, che frequentano le ultime classi delle scuole secondarie di secondo grado, di incontrare la voce dell’Italia eccellente, di un’Italia che spera, che sogna, che crea, che si impegna ogni giorno e che nessuno descrive e promuove come si deve.

In occasione della prima tappa che si è tenuta al Teatro Rendano, che ha visto la partecipazione di 800 studenti provenienti da tutta la Calabria abbiamo potuto ascoltare le testimonianze di: Carmelo Basile per Fattoria della Piana, Fabio Curto, vincitore del talent show The Voice, Danilo Iervolino, Università telematica Pegaso, Giuseppe Naccarato, Viaggiart,  Daniela Rambaldi, figlia di Carlo Rambaldi, premio oscar e creatore di Et, Maria Rosaria Russo, preside antimafia e per finire l’incredibile storia di Luis Fusaro, l’uomo che è riuscito a sopravvivere con una pallottola nel cervello.

L'Università telematica Pegaso ha chiesto ad alcuni dei ragazzi che hanno partecipato all'iniziativa di Cosenza, cosa è per loro il successo....ascoltiamoli:


mercoledì 3 maggio 2017

Etour: il tour di Eccellenze Italiane ai nastri partenza

800 ragazzi, provenienti dalle scuole di tutta la Calabria, a confronto con storie di imprenditori, storie di successo dell'Italia che vale. Prossima tappa, ottobre 2017 Palermo.

Etour, il tour di Eccellenze Italiane per raccontare e raccontarsi, un modo per trasmettere valore e regalare la propria esperienza a chi ancora di esperienze deve farne molte.

La prima tappa, su dieci si è svolta al teatro Rendano di Cosenza e ha visto la partecipazione di 800 studenti provenienti da tutta la Calabria e in particolare dagli istituti: Da Vinci – Nitti, Tommasi-Mancini (Cs), Liceo musicale Della Valle (Cs), Istituto Nautico di Pizzo (Vv), Istituto tecnico industriale Monaco (Cs), Istituto Piria (Rc), Istituto Severi-Guerrisi (Rc).

Sul palco tra i protagonisti, presenti le storie di: Carmelo Basile per Fattoria della Piana, Fabio Curto, vincitore del talent show The Voice, Danilo Iervolino, Università telematica Pegaso, Giuseppe Naccarato, Viaggiart, Nicola Regina che ha presentato il libro “Controvento”, la storia di un ragazzo che ha lasciato tutto per viaggiare in giro per il mondo e poi ancora, Daniela Rambaldi, figlia di Carlo Rambaldi, premio oscar e creatore di Et, che ha raccontato il rapporto che aveva con suo padre, Maria Rosaria Russo, preside antimafia e per finire l’incredibile storia di Luis Fusaro, l’uomo che è riuscito a sopravvivere con una pallottola nel cervello.

La direzione artistica dello spettacolo, curata da Piero Muscari e da Danilo Russo, ha visto, oltre agli interventi dei ragazzi e alle storie, l’esibizione dei giovani della scuola di ballo Fantasy Dance di Rossano con tre balli tematici legati alla ribellione, al nuovo modo di concepire l’informazione e al bello che ci circonda continuamente. Il tour, sponsorizzato a livello nazionale dall’università telematica Pegaso e da Canon, per questa tappa calabrese è stato sostenuto da Bcc Mediocrati, da Agci Calabria e Pubbliemme, avendo anche come media Partner LaC.

Patrocinato dal Miur e dal Comune di Cosenza, lo spettacolo ha visto anche il riconoscimento di dieci borse di studio, del valore di 1200 euro, offerte dall’Università telematica Pegaso e consegnate ai dieci istituti partecipanti.

L’obiettivo di Eccellenze Italiane nel coinvolgere le scuole attraverso Alternanza scuola – lavoro, è quello di favorire la crescita e la maturazione degli studenti, in vista di scelte professionali future.

Prossimo appuntamento: Palermo, ottobre 2017

Ecco il video dell'intera manifestazione di COSENZA

giovedì 27 aprile 2017

Un italiano inventa il Pony Sharing: risparmi sulle consegne e guadagni viaggiando

Jasa presenta la sua startup al Web Summit di Lisbona nel 2016
Tutto è iniziato con la dolorosa estrazione di un dente del giudizio. Era il 2014 e Nivi Jasa si trovava a Istanbul dove lavorava come graphic designer. Per calmare il dolore aveva bisogno del suo rimedio omeopatico di fiducia ma era impossibile reperirlo in Turchia. L’unica opzione era che un amico o un famigliare glielo portasse dall’Italia. È allora che Nivi, nato a Trieste da genitori Albanesi immigrati negli anni Novanta, ha avuto l’idea per il suo onPony. Una piattaforma che fa incontrare persone che viaggiano (per lavoro, studio o piacere) con persone che devono spedire un oggetto e che non possono aspettare i tempi lunghi dei servizi postali, né permettersi i prezzi dei corrieri privati. Un principio simile a quello del fenomeno BlaBlaCar, che consente di offrire o cercare passaggi in auto a prezzi molto bassi.

Il vecchio pony express (ricordate il film con Jerry Calà?) si adegua alla sharing economy e diventa on demand. In teoria ci sono benefici per tutti: «Il cliente, colui che deve spedire qualcosa, risparmia circa il 50% rispetto alle tariffe dei corrieri. E il pony può ammortizzare un po’ le spese di viaggio», spiega Jasa, 26 anni, amministratore delegato, che con altri due fondatori, Stefano Bertocco e Andrea Bodrighi, ha appena lanciato onPony da Londra.

Nell’attesa che a giungo arrivi anche l’applicazione per Android e iOs, per ora tutta l’attività si concentra sul sito.

Ecco come funziona il servizio ONPONY:

Ci si iscrive linkando anche il profilo Facebook e possibilmente quelli di BlaBlaCar, LinkedIn e AirBnb. «In questo modo ogni utente è più trasparente, si possono vedere i feedback che ha già ricevuto su altre piattaforme e capire se è affidabile», spiega il Ceo. Una volta iscritti chi ha necessità di far recapitare un oggetto ne indica dimensioni, peso e destinazione e offre una remunerazione. Mentre chi sta per partire fa sapere dove sta andando, la data del viaggio e il tipo di pacco che può mettere in valigia (peso e grandezza). Se c’è un match il pony può accettare il compenso offerto oppure rinegoziarlo. Una volta che i due utenti si sono messi d’accordo si incontrano e l’oggetto in questione passa di mano.

«Sul sito abbiamo delle linee guida, consigliamo ai pony di verificare sempre personalmente cosa stanno per trasportare», sottolinea Jasa.
Appena il pony si prende carico del pacco viene generato un codice che attesta il passaggio di consegne. Un secondo codice viene creato quando il pacco arriva sano e salvo a destinazione. Quest’ultimo codice sblocca il pagamento che avviene tramite PayPal. Il cliente versa una quota a onPony che equivale al 10% della transazione. Non ci sono altri costi. Da maggio ci sarà anche una nuova opzione: si potranno fare consegne (o chiederne) anche all’interno della stessa città, non solo a lungo raggio. Infine i due utenti scrivono la recensione l’uno dell’altro che servirà per costruire la loro reputazione all’interno della comunità.

Sulla carta, molto semplice. Ma rimane il fatto che si affida un oggetto o dei documenti, potenzialmente importanti, a uno sconosciuto. Può bastare condividere il profilo Facebook per essere ritenuti credibili e affidabili? È questa la scommessa di onPony. E in verità di tutta la sharing economy. Inoltre rimane sempre la seccatura, per il cliente, di dover incontrare di persona l’utente fattorino per consegnargli il pacco. «Ma neppure chi offre un passaggio con BlaBlaCar ti viene a prendere sotto casa. E con AirBnb non puoi fare il check-in quando vuoi come in hotel», fa notare il Ceo. Insomma, l’economia della condivisione richiede qualche compromesso in nome del risparmio.

Per ora onPony ha trecento utenti iscritti e un centinaio di viaggi disponibili nel suo database (in Italia e all’estero). Ancora pochi per capire se funzionerà e se diventerà un fenomeno come i suoi predecessori.

Il servizio ha finora raccolto 160.000 euro di finanziamenti («da amici e amici di amici») e si sta apprestando a concludere un altro round da un milione di euro. I fondi andranno in parte nel marketing e nella promozione del sito che si concentrerà soprattutto sugli studenti Erasmus, la fascia di utenti che più di tutti potrebbe fare crescere la startup.

lunedì 24 aprile 2017

I robot che consegnano il cibo e poi tornano al ristorante (tra le strade di San Francisco)

Marble e Yelp Eat24 hanno iniziato una serie di esperimenti con un robot su ruote in grado di viaggiare autonomamente fino all’indirizzo del cliente.

Non esistono ancora norme che disciplinano l’uso dei robot per la consegna del cibo, ma le principali imprese del settore alimentare stanno vagliando varie possibilità. Yelp Eat24 ha iniziato una serie di sperimentazioni di consegna da parte dei robot, in alcuni quartieri di San Francisco, in collaborazione con Marble. Quest’ultima è un’azienda che ha sviluppato alcuni robot su ruote in grado di viaggiare autonomamente fino all’indirizzo del cliente. Queste macchine sono una via di mezzo tra un grande elettrodomestico e un rover, uno di quei veicoli spaziali adibiti all’esplorazione dei pianeti. Ordinare è molto semplice: attraverso il sito o l’app si può scegliere il cibo scelto e richiedere la consegna tramite robot. Attraverso un messaggio sul cellulare si ottiene un codice pin, che serve per sbloccare il carico da stiva del robot. Una volta consegnato il cibo il robot ritorna al ristorante.

Telecamere e sensori
Questi mezzi sono dotati di telecamere e sensori ad ultrasuoni, nonché di un supercomputer Jetson TX1 AI Nvidia, e sono in grado di percepire l’ambiente circostante. Possono funzionare sia di giorno sia di notte, e sfruttano l’alta risoluzione delle mappe 3-D dei marciapiedi, degli edifici e dei quartieri in cui l’azienda opera. Strutturalmente, l’intera sezione posteriore del robot può essere cambiata. Marble non ha ancora sviluppato questa funzione, ma prevede di avere il controllo della temperatura, trasformando i suoi robot all’occorrenza in frigoriferi o forni. Per ora, sono solamente “borse termiche” per mantenere caldo il cibo durante il viaggio a breve distanza, dal ristorante alla porta del cliente. Matt Delaney, CEO e co-fondatore della startup Marble di San Francisco ha detto: “Stiamo iniziando con i pasti, e abbiamo la speranza che i nostri robot saranno utili per tutto, dai generi alimentari, alla farmacia e alla consegna di qualunque genere di pacco. I robot sono progettati per rispettare tutte le regole di movimento in un contesto urbano”.

La partnership

Le recensioni di Yelp generate dagli utenti hanno a lungo influenzato l’attività di ristorazione, ma la società ha iniziato la consegna degli alimenti dopo l’ acquisizione di Eat24 nei primi mesi del 2015. La responsabile della consegna operazioni per Yelp Eat24, Shalin Sheth, spiega che oggi l’azienda lavora con circa 40.000 diversi ristoranti. La maggior parte di questi offre autonomamente il servizio di consegna, ma Yelp offre un programma di partnership che li collega con le flotte in grado di fornire loro cibo, se necessario. Anche per questo motivo la partnership con Marble è in gran parte sperimentale: “Le persone che hanno i ristoranti stanno cominciando ad informarsi. Quindi abbiamo bisogno di avere risposte, e dobbiamo capire ciò che funziona e cosa no”.

La concorrenza dei droni
Al momento Marble invia insieme al robot uno “chaperone” in carne ed ossa per le consegne. Questo avviene in parte per raccontare ai passanti curiosi cosa sta succedendo, ma anche per raccogliere feedback dalla comunità. Marble, che ha sviluppato i robot alla Lemnos Labs di San Francisco, sa di dover affrontare l’emergente concorrenza d’imprese che consegnano con il drone, come Flirtey, e nuove aziende per la consegna degli alimenti, tra cui figuara anche Uber, con la sue auto a guida autonoma e UberEATS, piattaforma di distribuzione alimentare.

martedì 18 aprile 2017

La startup (supportata da I3P) che mette in movimento pacchi e oggetti. Take My Things

Francesco Demichelis e Guido Balbis,
rispettivamente founder e co-founder di TakeMyThings
Francesco Demichelis e Guido Balbis hanno sviluppato un servizio di Social Transport dedicato agli oggetti. La piattaforma di trasporto condiviso ruota attorno ad un’app gratuita.

Take My Things è un startup che ha sviluppato una piattaforma per mettere in contatto domanda e offerta, chi deve trasportare un pacco e chi è disposto a farlo, e trovare una soluzione nel più breve tempo possibile. Take My Things ruota intorno ad un’app gratuita. Per usufruire del servizio basta inserire l’oggetto, l’indirizzo di presa e di consegna, la data e l’ora massima per la consegna, la cifra che si è disposti a pagare. Take My Things incrocia i dati, creando una rete in grado di soddisfare le esigenze di trasporto. Take My Things si è costituita come società a febbraio 2015, il lancio dell’applicazione è avvenuto a gennaio 2016. Dall’autunno del 2015 sono supportati da I3P, l’Incubatore di Imprese Innovative del Politecnico di Torino. Secondo i dati forniti da Take My Things, finora sono stati oltre 1.000 pacchi messi in movimento. Il team di Take My Things è composto da Guido Balbis, esperto di marketing e co-founder, Walter Chialva, esperto di sistemi IT, Pennella Fabio, che si occupa di marketing. E dal founder Francesco Demichelis. Proprio a Francesco StartupItalia! ha chiesto di entrare nel dettaglio del progetto.

Di cosa si occupa la startup?

«Take My Things è una piattaforma per il trasporto condiviso di oggetti (dai pacchi, ai documenti, fino alle chiavi). E’ un servizio veloce ed economico perché utilizza gli spostamenti che fanno i nostri utenti nella vita di tutti i giorni. E’ il primo delivery network».

Come è nata l’idea?

«Era il 31 dicembre 2014. Parto da Saluzzo per andare a passare la notte di Capodanno a Sanremo, sono le 15, arrivo a destinazione e ho dimenticato a Saluzzo le chiavi della casa al mare. Istintivamente cerco lo smartphone e mi chiedo “ci sarà un’app che possa mettermi in contatto con quelli che stanno partendo ora da Saluzzo o dintorni e che mi possano portare le chiavi in tempo per la serata?”. No, putroppo non c’era».



Come si è sviluppata la startup?

«Abbiamo costituito la società a febbraio 2015 e commissionato lo sviluppo del software a marzo 2015. A ottobre 2015 l’app era già negli store principali. Il 2016 poi lo abbiamo dedicato alla raccolta di utenti (a oggi circa 6/7000) presenti su Torino e quest’anno stiamo replicando su Milano l’esperienza fatta su Torino».

Come si sostiene la startup e quanto fattura?

«Fino ad oggi la startup si è sostenuta con i finanziamenti dei soci. A breve abbiamo in programma una campagna di crowdfunding. A oggi il servizio è gratuito e non si prevede fatturazione. Si inizierà a prevedere una fee sulle transazioni dal 2018».


Rapporti con le grandi aziende e partnership.

Abbiamo stretto accordi con alcuni partner, tra i quali Migastone (Società di servizi per le PMI) e Mercury By Bike (startup di piccoli trasporti last-mile son cargo bike in Torino).

I prossimi passi

«Procederemo nei prossimi 12 mesi e espandere il servizio a Milano, Perugia, Chieti, Teramo, l’Aquila».

Fonte: Alessio Nisi per Startupputalia.eu

sabato 15 aprile 2017

L’app per controllare gli interruttori da smartphone. Powahome vince il Wind Startup Award

Michele e Pasquale Longo con Federica De Sanctis: il team di Powahome
Il progetto (uscito dal programma di incubazione di Android Factory 4.0 a LUISS Enlabs) si è aggiudicato il contest per startup e idee di business promosso da Wind e l’Execution Program presso l’acceleratore romano.

Powahome è un dispositivo domotico che, inserito dietro gli interruttori, li rende smart. Consente infatti di controllare a distanza luci, prese e avvolgibili attraverso un’applicazione per smartphone. Il dispositivo permette, inoltre, di integrare i sistemi di controllo vocale con il proprio impianto elettrico. Proprio Powahome è il progetto (uscito dal programma di incubazione Android Factory 4.0 di LUISS Enlabs) che si è aggiudicato il Wind Startup Award, contest per startup e idee di business promosso da Wind e organizzato sulla piattaforma digitale Wind Business Factor, (oltre 70 i progetti candidati). La premiazione si è tenuta a Roma, a LUISS Enlabs, partner del Wind Startup Award. Powahome avrà la possibilità di partecipare all’Execution Program di LUISS Enlabs: 2 mesi di pre-accelerazione all’interno. I sette team finalisti, dopo 4 settimane di training e di mentorship, nel corso dell’appuntamento finale hanno presentato il loro progetto di business a una giuria di investitori e di business angels. Il founder e ceo Powahome è Pasquale Longo. Nel team anche Federica De Sanctis e Michele Longo. Nel corso dell’evento, è stato anche proclamato il vincitore del Wind Green Award, altro contest, promosso su Wind Business Factor e dedicato alle idee e alle startup che si occupano di innovazione sostenibile. Zemove, il team vincitore che promuove il car sharing sostenibile e social, ha ricevuto un premio in denaro e la possibilità di entrare nel programma di incubazione di Impact Hub Milano, partner dell’iniziativa.

Pronti per l’execution program

«Siamo davvero orgogliosi di aver avuto questo riconoscimento – hanno dichiarato i tre del team di Powahome – sono stati mesi di lavoro intenso, che ci hanno permesso di crescere professionalmente e, per questo, ringraziamo il percorso che Wind Business Factor ci ha consentito di intraprendere e i nostri mentor che ci hanno seguito e ci hanno “bastonato” quando sbagliavamo. Ora siamo pronti per l’execution program di LUISS Enlabs».

La sostenibilità ambientale come faro

Per i ragazzi di Zemove «essere arrivati fino al gradino più alto dei Wind Green Awards ci rende orgogliosi e ancora più decisi a proseguire questo meraviglioso viaggio. Zemove – hanno spiegato – è una startup giovane che ha come faro la sostenibilità ambientale e la condivisione di esperienze tra persone, attraverso un modo innovativo di muoversi in città. Questo riconoscimento è un ulteriore passo verso il futuro della mobilità sostenibile da noi immaginato, un futuro in cui è possibile collegare persone a luoghi con auto condivise, il tutto a Zero Emissioni. Siamo felici di aver ricevuto questo premio da Wind Business Factor e Impact Hub – hanno aggiunto – perché crediamo che i nostri valori siano coerenti con le idee che queste due grandi realtà portano avanti.I prossimi mesi di lavoro congiunto ci permetteranno di acquisire ulteriori competenze: siamo convinti che il team di Zemove abbia le basi per rivoluzionare la mobilità urbana».

FONTE: Alessio Nisi per Startupitalia.eu


mercoledì 12 aprile 2017

Google ha scelto (e formato, con Enlabs) 10 startup italiane per l’Industry 4.0

Prima di essere intercettate da Google, fino a 4 mesi fa molte di queste startup neanche esistevano, alcuni founders avevano l’idea ma non il team, altri avevano idee «demenziali» (Coppola dixit) e poi sono state «raddrizzate». Sono 10, operano nell’IoT e nell’Agritech. E… altro che Mvp, alcune di loro sono già sul mercato

“Così Enlabs diventa anche incubatore”. Sarebbe un buon titolo di riserva, se non fosse che dietro l’operazione Android Factory 4.0 vi è molto di più.

Il senso di un’incubazione fatta velocemente e bene

Vi è di più perché dietro, oltre a LVenture, c’è un nome pesante della digital economy globale: Google. Vi è di più perché è frutto di un challenge verticale su una delle grandi scommesse italiane (soprattutto di governo) dei prossimi anni, ovvero quello dell’Industry 4.0.

Vi è di più perché le 10 startup e idee d’impresa selezionate in giro per l’Italia (5 le tappe del roadshow di scouting e oltre 200 le candidature) non sono solo state formate e portate al “Gran Finale” di fronte a investitori, corporate e addetti ai lavori (molti i founders di altre startup presenti in sala): queste 10 nuove aziende italiane sono già oltre un Mvp, molte di loro, quasi tutte, hanno già stretto partnership per andare subito sul mercato, per iniziare a fatturare, a vendere i propri prodotti.

Prodotti che, manco a dirlo, sono stati pensati per essere Android-first, ovvero sviluppate intorno al sistema operativo aperto di casa Google. E se manterranno quanto promettono nei loro pitch, c’è qualche startup di cui sentiremo parlare a lungo.

Le 10 startup “made in (Google) Italy”

Le 10 startup che hanno presentato i propri progetti durante il Gran Finale a Roma (ieri, 11 aprile) operano in diversi ambiti dell’Industria 4.0 tra cui IoT, Smart Home e AgriTech e sono:

1. Beeing, che opera nel settore dell’apicoltura e ha creato strumenti che permettono di salvaguardare le api monitorandone gli spostamenti e lo stato di salute da remoto con l’app e di allevare il proprio sciame in città;

2. BiTrack, dispositivo per ottimizzare la gestione e l’utilizzo di risorse industriali, minimizzando la perdita e il degrado dei materiali, a basso consumo energetico, facile da utilizzare e accessibile da remoto tramite un’app;

3. BXTAR, che si occupa della sicurezza del ciclista urbano e ha sviluppato un sistema di segnalazione luminosa che comunica con l’app e modula la luminosità in base alla pericolosità della strada;

4. ElectricianCS, app che assiste gli operatori negli interventi sugli impianti elettrici/domotici mostrando zone di passaggio dei fili e di intervento, analizzando rapidamente le reti con l’Intelligenza Artificiale, individuando guasti e fornendo indicazioni in Realtà Aumentata;

5. In Time Link, che connette gestori di distributori automatici e clienti tramite un’app che permette di ricevere promozioni e notifiche su nuovi prodotti e variazioni di prezzo, effettuare acquisti, richiedere supporto, cercare prodotti e pagare;

6. Neeot, dispositivo per la raccolta e l’analisi in tempo reale di dati in un’area di interesse che garantisce una copertura di decine di chilometri con un’infrastruttura minima, a basso consumo e facile da istallare, fornisce indicazioni utili e attiva automazioni con l’intelligenza artificiale;

7. Pako, una cassetta postale innovativa che permette di ricevere e inviare la posta anche quando non è presente nessuno, aprendosi attraverso un pin che l’utente inserisce con i dati di spedizione quando effettua acquisti online, mantenendo altissimi standard di sicurezza;

8. PoWaHome, dispositivo che può essere inserito in autonomia nelle cassette dell’impianto elettrico esistente per aggiungere funzionalità smart a interruttori, prese, avvolgibili e sistemi di oscuramento motorizzati e permette il controllo da remoto tramite app;

9. Revotree, che ottimizza la gestione e i consumi nell’irrigazione monitorando parametri ambientali, dati e previsioni meteo e elaborando predizioni e tendenze con l’intelligenza artificiale. Si integra con impianti già presenti e permette il controllo via app;

10. Serially, piattaforma che raccoglie news sulle serie tv selezionate dalle più importanti fonti del web e permette agli utenti di ricevere segnalazioni personalizzate tramite l’app e ai produttori e distributori di serie tv di presentare in maniera coinvolgente e diretta le novità.

Di queste 10 startup 7 (Beeing, Bitrack, BXTAR, In Time Link, Neeot, Powahome e Revotree) sono state ammesse al “Selection Day” di Luiss Enlabs, l’evento in cui saranno selezionate le startup che parteciperanno al prossimo programma di accelerazione di Luiss Enlabs.
Coppola (Enlabs): «nel mondo finanziata solo 1 startup ogni 100»

Anchorman del demo day di queste 10 startup debuttanti è stato il direttore del programma di accelerazione di Enlabs, Augusto Coppola, che nel suo speech introduttivo ha ricordato la differenza (sostanziale) tra acceleratori e incubatori, con una metafora: «L’incubatore è quel posto dove l’uovo diventa pulcino, l’acceleratore è dove il pulcino viene riempito di vitamine e portato a diventare polletto». Il problema vero, però, secondo Coppola è che le startup alle prime armi non riescono ad attrarre investimenti perché, molto spesso, non riescono a farsi “comprendere” dagli investitori. Anche per questo «in tutto il mondo la quantità di progetti e startup finanziate è dell’1,5 per cento», ha detto il direttore di Enlabs.

Certo è che a Coppola e al suo team va dato atto di aver selezionato prodotti di grande qualità. Magari non tutte sono startup destinate all’exit, ma sicuramente a fatturare, attrarre nuovi clienti (non solo in Italia ma in tutto il mondo) divenire presto delle Pmi innovative.
Ciulli (Google Italia): «puntiamo sull’Industria 4.0»

Ma fatturare e attrarre nuovi clienti è prima di tutto un mind-set. Un concetto reso molto bene da Diego Ciulli, Public Policy Manager di Google Italia, il quale rivolgendosi alle startup presenti durante il suo speech ha ripreso una metafora da lui già utilizzata durante le 5 tappe del roadshow di selezione: «pensate come se foste delle micro-multinazionali». «C’è un Paese che può stare nell’onda dell’innovazione giusta», ha continuato il manager Google. «E quell’onda in questo momento per l’Italia è l’Industry 4.0».

Fonte Aldo Pecora per startupitalia.eu